Ottorino Barassi
Reggente nel 1944 e Presidente dal 1946 al 1958Dopo la caduta del Regime e la ricostituzione delle istituzioni democratiche, anche lo sport, pur con una Guerra ancora in corso nel Paese, riprende ad organizzare la propria attività: il 4 dicembre 1944, il Presidente del CONI Giulio Onesti punta su Ottorino Barassi per la Reggenza della FIGC. A Barassi è affidato il compito di svincolare l’organizzazione calcistica dalle storture del Regime e di ridarle una rappresentanza politica. La reggenza si conclude dopo 5 mesi, il 15 maggio 1946: l’Assemblea elegge Barassi Presidente.
Avrebbe guidato la FIGC per altri 12 anni (13 anni e 1 mese in tutto). Negli stessi giorni, tra il 14 e il 16 maggio, a Rapallo nasceva la Lega Nazionale, al termine della riunione dei delegati dei club.
Barassi, ingegnere elettronico, aveva iniziato ad appassionarsi al calcio durante il periodo degli studi universitari a Cremona negli anni ’20; dal campo era passato al corso per arbitro regionale, poi aveva scelto di raccontare il calcio come corrispondente per “La Provincia di Cremona”. Si sarebbe fatto presto notare: nel 1925 è eletto vicepresidente dell'AIA, dal 1930 al 1932 è Presidente della Federazione Rugby, l’anno dopo entra in FIGC, chiamato dal Generale Giorgio Vaccaro, che aveva preso il posto di Arpinati (accusato di tramare contro il regime e arrestato), per ricoprire il ruolo di Segretario del Direttorio Federale, con l’incarico di gestire l'organizzazione del Mondiale 1934. Dirigente di spicco della FIGC, ma mai colluso con il Regime, avviò una serie di riforme, a cominciare dal “Lodo Barassi”, per ridurre l’organico dei campionati e limitare il tesseramento degli stranieri.
A livello internazionale, Barassi fu molto attivo: nel 1952 diventa membro del Comitato Esecutivo FIFA e da quel momento inizia a lavorare per costituire una confederazione calcistica europea. Proprio per iniziativa delle federazioni italiana, francese e belga, il 15 giugno 1954 a Basilea veniva fondata la UEFA: 25 le Federazioni comprese nell’organismo, che fissava la propria sede a Parigi (dove sarebbe rimasta fino al 1959, quando si spostò a Berna).
Si deve a Barassi anche la nuova sede della FIGC a Roma in Via Gregorio Allegri: dopo aver demolito una villa residenziale, nel 1952 iniziano i lavori per la realizzazione della palazzina a sei piani che, quattro anni dopo, sarebbe stata inaugurata.
L'edificio direzionale, progettato dall'ing. Sergio Bonamico, venne ultimato nel 1956, diventando la sede legale e operativa della Federazione Italiana Giuoco Calcio: qui si svolgono i Consigli Federali, all'interno di quella che, negli anni scorsi, è stata intitolata Sala "Paolo Rossi".
Barassi, nonostante i meriti a livello nazionale prima, durante e dopo la guerra, e il peso politico internazionale, come tanti Presidenti federali pagò un risultato negativo della Nazionale, che mise fine, in maniera improvvisa, al suo mandato. Era il 15 gennaio 1958: a Belfast, l’Italia veniva battuta 2-1 dall’Irlanda del Nord e scavalcata nella classifica del mini girone di qualificazione al Mondiale in Svezia. Per la prima volta i bicampioni del Mondo erano fuori dalla Fase Finale. E pensare che quella gara si sarebbe dovuta giocare un mese prima: il 4 dicembre 1957. Pochi minuti prima dell’inizio, però, si venne a sapere che l’arbitro ungherese Zsolt era rimasto bloccato all’aeroporto di Londra, a causa della nebbia. La gara venne quindi “declassata” ad amichevole e il 2-2 finale avrebbe cambiato la storia dell’Italia e di Barassi.
La FIGC veniva commissariata, ma Barassi decise di lì a poco di rientrare nel calcio candidandosi alla presidenza della neonata Lega Nazionale Dilettanti qualche mese dopo, restando Presidente fino alla sua morte nel 1971. Tra FIGC e LND, avrebbe ricoperto ruoli di vertice nel calcio per 27 anni. A lui sarà poi intitolata la Coppa Barassi, un torneo anglo-italiano (1968 – 1976) e alcune edizioni del Torneo delle Regioni, la competizione LND per Rappresentative Regionali Juniores.
Di Barassi è noto anche un famoso episodio legato alla Coppa Rimet, che l’Italia aveva riportato a Roma dopo la finale di Parigi (1938) vinta contro l’Ungheria: durante l’occupazione tedesca a Roma, Barassi nascose il trofeo nella propria abitazione, riuscendo ad evitare che la requisissero i nazisti, che pure perquisirono la casa. Dopo quell’episodio, spedì la Coppa verso Foggia, da alcuni parenti, che riuscirono a tenerla nascosta fino alla fine delle ostilità, quando fu riconsegnata alla FIFA per i Mondiali del 1950. Torneo dove proprio Barassi fu chiamato a collaborare con l’organizzazione locale.
Nel 2011 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.