Abete: “Germania e Nigeria gare importanti in chiave mondiale”
martedì 29 ottobre 2013
La Nazionale e i Mondiali, il futuro di Prandelli, le norme sulla discriminazione razziale, la riforma dei campionati: sono gli argomenti affrontati oggi dal presidente della Figc Giancarlo Abete ai microfoni di SkyTg24.
Parlando di azzurro, il numero uno della Federcalcio ribadisce il pensiero di Prandelli: porte aperte per tutti, nessuno escluso. “Il nostro cittì – sottolinea Abete - ha detto più volte che nessuno è escluso, farà le sue valutazioni a fine stagione, scegliendo in base alla professionalità e al ruolo, e operando le scelte più giuste e funzionali per la Nazionale. Cassano? Sta facendo molto bene in questa parte del campionato, ma saranno importanti anche le prossime amichevoli con Germania e Nigeria, che consentiranno di capire chi merita di stare in Nazionale. Certamente alcuni giocatori Prandelli non ha necessità di vederli”.
Discorso diverso per Mario Balotelli. “Per lui i livelli di privacy sono piuttosto bassi. Balotelli ha necessità di essere lasciato sereno, ha 23 anni, è un giocatore estroverso in campo, con lampi di classe eccezionale, e anche fuori come ragazzo. E' non ha necessità di alcun tutor almeno in Nazionale, dove siamo tutti tutor. E poi in azzurro ha sempre fatto bene”.
Sul futuro di Prandelli, Abete ha sottolineato: “Sono tanti gli allenatori che mi piacciono, ma più di tutti mi piace Prandelli. Fintanto che non ci sarà l'ufficializzazione, se dovrà mai esserci, di un rapporto che non va avanti, non si parlerà di nessun altro. Come ho detto nessuno è stato e sarà contattato direttamente o per interposta persona. Speriamo che il ct resti anche dopo Brasile 2014”.
E, a proposito di Brasile 2014, l’Italia non sarà testa di serie: “E' cambiato il panorama, con Belgio, Svizzera e Colombia tra le testa di serie - spiega Abete – c’è un mix diverso, ma non avremo Inghilterra, Russia e Francia, se si qualifica ai Mondiali, nel nostro girone. All'Europeo non eravamo teste di serie, eravamo nel girone della Spagna e siamo arrivati in finale”.
Riconoscendo le difficoltà del calcio italiano a stare al passo con le altre realtà più importanti d'Europa, il presidente federale ammette che “c'è un problema complessivo di sistema paese, che ha delle difficoltà economiche da molti anni rispetto ad altre economie e questo incide sulla competitività dei nostri imprenditori”. E al presidente della Juve Andrea Agnelli, che aveva parlato di “sistema immobile”, risponde che “il merchandising non ha lo stesso apporto dei diritti tv. Servirebbe una Lega più unita per portare avanti riforme più importanti. Una di queste potrebbe essere la riforma dei campionati, insieme con la Serie B, che non è la panacea di tutti i mali, ma sarebbe in grado di favorire la competitività internazionale dei nostri club, qualora le squadre di A scendessero da venti a diciotto”.
Si parla anche dei giovani: “La pecca per le società è la valorizzazione dei vivai giovanili, su cui si dovrebbe investire di più. I club dovrebbero preoccuparsi del ranking Uefa, non solo stando attenti alla competitività delle prime squadre, ma investendo anche sulle squadre giovanili”.
Il discorso si è poi spostato sulle norme varate per combattere la discriminazione territoriale. “Ci sono posizioni diverse sulla discriminazione territoriale. Alcuni – sottolinea Abete - dicono che il Consiglio Federale ha troppo ammorbidito le norme, altri invece che sono ancora troppo penalizzanti. Siamo un po' più attenti ai problemi dei club, dentro il sistema Uefa e Fifa, per cui è da colpire il soggetto, un settore singolo e non l'intero stadio. La discriminazione territoriale è presente nelle norme federali dal 1990, non è stata inventata ieri e i principi di Uefa e Fifa sono allineati perfettamente
con quelli della federazione: settorializzare gli stadi, isolare chi comporta un danno per le società per cui dicono di tifare con cori che hanno una volontà di sfida, intervenendo su aree e ambiti che esulano dalla partita. Noi dobbiamo far funzionare il sistema di regole, va bene l'ironia, lo sfottò, ma sempre nei limiti che siano compatibili con il rispetto delle regole”.