Albertini e Sacchi: “Per i giovani più strutture e riforma delle categorie”
lunedì 27 settembre 2010
Un dibattito teso a individuare un percorso condiviso per la valorizzazione della base giovanile del calcio italiano, che parta dal confronto tra il Club Italia, il Settore Tecnico e le società di Serie A e Serie B: è quello che si è sviluppato oggi pomeriggio a Coverciano, con la partecipazione di Demetrio Albertini, vicepresidente Figc e presidente del Club Italia, Arrigo Sacchi, Coordinatore delle Nazionali Giovanili azzurre, Renzo Ulivieri, presidente AIAC e direttore della Scuola Allenatori, Marco Brunelli, direttore generale della Lega di Serie A, Paolo Bedin, direttore generale della Lega di Serie B ed i responsabili dei settori giovanili delle società delle prime due divisioni calcistiche nazionali.
La riunione, andata avanti per quasi tre ore, è stata giudicata positivamente da tutti i partecipanti, che hanno prima ascoltato la relazione di Sacchi sulla situazione delle Nazionali Giovanili e in generale sul quadro tecnico attualmente esistente in Italia, ed hanno poi fornito le rispettive riflessioni relative ad aspetti su cui lavorare insieme. Tra gli altri, sono intervenuti l’amministratore delegato dell’Inter Ernesto Paolillo ed alcuni tra i più noti operatori di settore giovanile, tra cui Mino Favini, Pantaleo Corvino, Giovanni Rossi, Filippo Galli, Amedeo Carboni.
“Il nostro è un paese difficile per i giovani – ha attaccato Sacchi nel suo intervento dopo i saluti istituzionali di Albertini e Ulivieri – ma siamo qui per vedere se insieme possiamo migliorare. Noi però non possiamo far nulla senza la vostra collaborazione”. Il punto di partenza è stata la collaborazione tra Club Italia e società in relazione all’attività delle Nazionali Giovanili, a volte snobbate dai club: “E’ molto importante per la maturazione di un calciatore – ha commentato Albertini - vestire la maglia di una Nazionale, in qualsiasi categoria; perché in questo modo i calciatori maturano attraverso l’esperienza di rappresentare il proprio paese ed il proprio movimento sportivo. E poi, dal punto di vista tecnico, è più formativa una gara internazionale rispetto ad una di campionato”.
“Le Nazionali sono molto importanti per lo sviluppo tecnico tattico dei calciatori – ha aggiunto Sacchi – perché accrescono la personalità e l’autostima. Noi garantiamo di non sovrapporci alle attività dei club, perché il vostro ed il nostro interesse è lo stesso”. Per rilanciare una collaborazione concreta, Sacchi e Albertini hanno proposto la disponibilità dei tecnici del Club Italia a visitare i settori giovanili delle società, annunciando la prima visita ufficiale, domani presso il centro tecnico dell’Atalanta, dove si recheranno Sacchi e il suo collaboratore Maurizio Viscidi su invito del responsabile orobico Mino Favini.
Sacchi si è poi soffermato poi sulle questioni tecniche: “Il vostro compito – ha ricordato rivolgendosi ai dirigenti – è costruire giocatori e non vincere un titolo. Serve pazienza, competenza e buoni maestri, non solo dal punto di vista tecnico. Nelle età più giovani la formazione del ragazzo è il primo obiettivo: tutto nasce dalla persona, dalla sua passione, dal suo entusiasmo. Dobbiamo far capire l’importanza del fair play, del rispetto del compagno e dell’avversario. Poi si può iniziare a parlare di calcio”. Perché, secondo Sacchi, “è solo il secondo obiettivo quello di creare il giocatore”. Il punto centrale dell’intervento del coordinatore delle Nazionali giovanili azzurre riguarda la necessità di puntare fin dai giovani sul gioco: “Solo un copione illuminato è il filo conduttore che permette di dare sicurezza al calciatore, di esprimere la propria tecnica. Bisogna dare coraggio ai nostri giocatori, bisogna avere la forza di creare gioco, perché la vittoria a tutti i costi non può essere il modo corretto di pensare il calcio”.
Nel corso del dibattito, sono emersi numerosi temi da approfondire, a cominciare dall’abbassamento delle età delle categorie giovanili, aspetto però che deve essere considerato parallelamente alla questione – Primavera, perché si creerebbe così un gap ulteriore tra la prima squadra e l’ultima squadra giovanile. “Per questo – ha spiegato Albertini in conferenza stampa – stiamo riflettendo sugli esempi spagnolo, inglese, francese e tedesco, che hanno squadre riserve che giocano in campionati professionisti di secondo livello o dilettanti. Dobbiamo capire dove posizionare le nostre eventuali squadre riserve, ma questo è un argomento che va affrontato sul tavolo della riforma dei campionati che sta gestendo Mario Macalli”. Molto sentita, inoltre, la questione delle strutture dove far allenare le giovanili, che secondo gli stessi responsabili dei club necessitano tutte di un netto miglioramento per poter rispondere alle esigenze attuali.
I rappresentanti delle società, nei loro interventi, hanno poi affrontato diversi argomenti: l’eliminazione dei risultati fino ai 13 anni; la qualità dei confronti tra club di vertice e la necessità di creare tornei d’elite nelle categorie giovanili; la valorizzazione del lavoro degli allenatori, eventualmente anche di quelli provenienti dall’estero; l’inserimento di ex calciatori nelle scuole calcio per insegnare attraverso l’esempio e quello di allenatori con lunga esperienza che possano fornire esempi educativi; la possibilità per i club professionisti di fare formazione ai club dilettanti o giovanili del loro territorio; la specializzazione di allenatori di settore giovanile, anche attraverso un master dedicato; la necessità di abbinare la qualità del lavoro alla quantità degli allenamenti settimanali da aumentare in rapporto con le esigenze scolastiche.