Analisi Censis: calcio disciplina più praticata, ma è allarme sedentari
martedì 11 novembre 2008
Il calcio si conferma come la disciplina sportiva più praticata in Italia con il 24,2% dei praticanti (4.152.000 incluso il calcio a 5), anche se il gruppo di attività comprendente Ginnastica, Fitness, Aerobica e Cultura fisica cumula in sé il 25,2% della popolazione italiana (4.320.000). Questi alcuni dei dati resi noti stamani al Salone d’Onore del CONI in occasione della presentazione del 1° Rapporto Sport & Società realizzato dal Censis in collaborazione con il Comitato Olimpico, volto a fare un punto sulla realtà del fenomeno nel nostro Paese sotto il profilo sociale, economico, valoriale e territoriale. L’analisi prende in esame il decennio 1997-2007: con oltre 95.000 società e organizzazioni sportive affiliate a Federazioni nazionali, Enti di promozione sportiva e Organizzazioni territoriali, lo sport si afferma come il più ampio punto di offerta (1 ogni 631 abitanti) in grado di coinvolgere a vario titolo -agonistico o amatoriale- 34 milioni di abitanti e investimenti variabili tra 2,7 e i 3 punti di PIL. Interessante il dato riguardante la base finanziaria della pratica sportiva che vede la spesa delle famiglie incidere per circa il 70% sul fatturato complessivo, a fronte di un impegno residuale da parte delle Istituzioni (meno dell’1% del PIL): 450 milioni di euro annui garantiti sino all’anno in corso dalla Legge finanziaria, contribuzioni erogate dagli Enti di promozione sportiva territoriale (Regioni, Province, Comuni) pari a 1,9 miliardi. Numeri che nel periodo 1999-2005 registrano in ogni caso una leggera flessione in termini di spesa corrente, in linea con l’andamento dell’economia e la riduzione delle attribuzioni erogate alle Amministrazioni periferiche. Dal rapporto emerge però un dato inquietante relativamente al numero dei sedentari che raggiungono ormai la soglia del 41,0% (2 italiani su 5) a fronte di un 58,6% di praticanti a vario titolo. Un segnale che desta allarme, come emerso dalle parole del presidente del CONI, Gianni Petrucci: “Ci preoccupa soprattutto l’età dei sedentari: dai 25 anni in poi la pratica sportiva diminuisce sensibilmente fino a diventare residuale nelle fasce di età più avanzate. Ma il fenomeno si manifesta già nelle fasce giovanili, intorno ai 15 anni, con rischi di danni alla salute irreversibili”. A favorire il fenomeno, contribuiscono inoltre fattori infrastrutturali e culturali, tra questi il grave ritardo in termini di impiantistica sportiva nell’universo scolastico. “Il rapporto dice al tempo stesso che l'Italia è il Paese con maggiore pervasività dello sport, che raggiunge tutti e del quale tutti parlano, ma anche il Paese con maggiore sedentarietà” – ha affermato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, al quale sono state affidate le conclusioni del convegno - Perché questo avviene? Perché lo sport non respira con la società, con il territorio e con la scuola. Si è visto che lo sport più di ogni altra cosa in Italia crea spirito di comunità e l'Italia ne ha un bisogno disperato. Solo questo – ha chiosato De Rita - può contribuire significativamente a ridurre fenomeni quali violenza e bullismo. Tuttavia, lo sport non riceve dalla società quanto dovrebbe, mentre potrebbe aiutare il Paese a uscire dalle grave crisi come già accadde nel secondo dopoguerra. Per fare questo e recuperare lo spirito nazionale deve riuscire a respirare con la società”.