Collina difende gli arbitri: “Giudizi condizionati dalle telecamere”
lunedì 23 novembre 2009
Gli arbitri non possono reggere il confronto con la tecnologia, e alla vivisezione delle partite bisogna mettere un freno. Pierluigi Collina, all'indomani di una giornata di serie A che il designatore ha definito “come al solito con prestazioni buone e con errori evidenziati dalle immagini televisive”, difende tutta la categoria, ogni domenica messa sotto accusa per episodi che sfuggono all'occhio umano e che solo le telecamere riescono a cogliere.
Intervenendo alla trasmissione sportiva “Radio anch’io lo sport”, Collina ha spiegato: “L'argomento è sempre lo stesso: se un arbitro deve essere giudicato per cose fatte vedere alla tv. Il sistema non è più la gestione dell'intera partita, ma il singolo episodio emerso dalla televisione. E' una situazione che va cambiata. Bisogna ridurre il gap tra la tv e l'occhio umano. La soluzione? Spegnere la televisione...- ha proseguito con ironia - ma non è possibile, non si può andare indietro”.
La scorsa settimana sotto i riflettori è finito il fallo di mano di Thierry Henry che ha viziato il gol-qualificazione della Francia ai mondiali. “Non è difficile capire cosa è successo. Chi è in campo – ha continuato Collina – sa che basta solamente avere un'angolazione particolare, perchè quel contatto dura qualche centesimo di secondo e può capitare di non vederlo. La tecnologia marcia a una velocità superiore a quella a cui marcia l'umano per superare se stesso. E' impensabile continuare ad avere questo: o lo si accetta o si fa un'inversione di tendenza. Un primo passo credo possa essere l'introduzione dei due giudici di porta che nel caso di Parigi avrebbero potuto aiutare l'arbitro a vedere quell'episodio”.
Solo alla fine della sperimentazione attuata in Europa League e caldeggiata anche dal presidente della Uefa, Michel Platini, “si potranno valutare i risultati, sapendo che l'adozione dei due arbitri supplementari ha delle conseguenze in termini di risorse umane e di costi. E poi su situazioni che accadono vicino alla porta possono essere utili, sul fuorigioco no. Insomma non è la soluzione a tutti i problemi”.
Collina pone l’accento su un altro aspetto: “Il caso di Henry è eclatante perchè ha contribuito al fatto che una nazione va al mondiale e una no. Da noi si parla di qualsiasi cosa. Ho incontrato Ancelotti a Madrid, mi ha detto che in Inghilterra le partite finiscono al 90' e non c'è la vivisezione dell'episodio per cercare di parlarne per forza. Sarebbe tutto più facile se venisse messo in pratica quel comportamento che si chiama 'rispetto'. Oggi invece si vedono situazioni in campo in cui l'arbitro viene accerchiato da otto-nove giocatori che gli urlano, o altri che si prendono a pugni. Il capitano viene superato dalla foga degli altri, alla fine di ogni partita ci si deve sempre lamentare degli arbitri anche del tempo di recupero, o addirittura dei falli laterali. Abbiamo una deriva molto nostra nel giudicare gli episodi. Se c'è serenità la prestazione vien meglio. Mi chiedo se sia la maniera di dare serenità all'arbitro avere al termine della gara i tecnici che si lamentano. Chi va in campo e dimostra di non essere in forma, e lo fa attraverso gli errori che commette, paga come sempre è stato”.
foto di Maurizio Pittiglio