Contratto collettivo, Abete: “Articolo 7, prevalga il buon senso”
lunedì 22 agosto 2011
“Nella qualità di presidente della FIGC è mio dovere svolgere ogni tipo di attività per risolvere il problema e garantire il regolare avvio dei campionati. Un po’ di buon senso determina una chiara interpretazione dell’articolo 7 dell’accordo collettivo, e da cittadino mi vergogno un po’: tra le tante problematiche che sta attraversando il Paese, questa non merita tutta questa attenzione”. Con queste parole il Presidente federale ha chiaramente espresso la propria posizione sul mancato rinnovo dell’accordo collettivo tra AIC e Lega Calcio Serie A, dibattito che sta animando la fase preliminare di una stagione 2011/2012 che, secondo il calendario, dovrebbe prendere nel prossimo fine settimana. Confermando il proprio impegno, pur non avendo la Lega a differenza dell'AIC rispettato l'accordo di firmare prima dell'addendum sull'articolo 7 (allenamenti differenziati), Abete ha fornito un’interpretazione del punto controverso, con lo scopo di fare chiarezza e favorire la firma del nuovo accordo, per oltre il 95 per cento già definito da mesi tra Lega di A e Associazione calciatori. “La norma è facilmente interpretabile – ha sottolineato il presidente federale - non ci sono stati contenziosi se non uno, clamoroso, relativo al caso Goran Pandev-Lazio. Ma non ci sono decine di fattispecie relative ad una norma datata 1986 che risponde all'esigenza complessiva di garantire da un lato ai calciatori la possibilità di svolgere l'attività nel rispetto della propria dignità professionale e dall'altro alle società e ai loro staff tecnici di organizzare al meglio gli allenamenti con rose che possono essere anche di 50 calciatori. Se non si firma il contratto per l'interpretazione dell'articolo 7, vuol dire che c'e' altro – ha aggiunto - E' impensabile che l'assenza della firma sia collegata a questo. Se ci sono altri motivi, è bene esplicitarli”, richiamando tutti ad una piena assunzione delle proprie responsabilità.
Il particolare momento di stagnazione economica che sta interessando l’Italia, e il dibattito sul ventilato decreto del Governo finalizzato al prelievo del cosiddetto “contributo di solidarietà” che interesserebbe anche il reddito dei calciatori, ha offerto ad Abete lo spunto per offrire il proprio punto di vista sull’argomento: "In un momento come questo, penso che sia giusto che chi ha di più possa dare di più. Come presidente della Federcalcio – ha aggiunto - credo che sia giusto che tutti i contributi siano ricondotti ai lavoratori. In ogni caso il problema riguarda la metà delle società: 10 su 20 infatti hanno stipulato i contratti sulla base del lordo e senza garantire il netto. E allora dico, d'ora in poi si parli solo del lordo e il problema non si pone più". A questo proposito Abete ha rivolto un appello al ministro della Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli: "Gli chiedo di fare una bella legge che dice che nei contratti sia indicato il lordo, in questo modo risolveremo il problema a monte".
Qui di seguito, l'interpretazione della FIGC sull'applicazione dell'art 7 (clicca qui)