Domani la finale della Champions League Femminile: in campo anche l’Azzurra Sara Gama
mercoledì 13 maggio 2015
Il 26 maggio 2016 Reggio Emilia ospiterà la finale della UEFA Champions League Femminile, ma anche l’ultimo atto della Champions League 2014/2015 sarà in parte colorato d’azzurro. Merito di Sara Gama, il difensore della Nazionale e del Paris Saint Germain che domani al ‘Friedrich-Ludwig-Jahn-Sportpark’ di Berlino (ore 18, diretta su Eurosport) affronterà il Francoforte nella finalissima della più importante competizione continentale.
“Abbiamo fatto qualcosa di straordinario – spiega Gama – abbiamo creato un gruppo fantastico e siamo riuscite a battere grandi squadre come Lione e Wolfsburg qualificandoci per la finale. Ci siamo preparate al meglio e siamo fiduciose”.
Prima italiana a scendere in campo in una finale di Champions League, Gama era anche il capitano della Nazionale Under 19 Femminile che nel 2008 si laureò Campione d’Europa. Oggi vanta più di 70 presenze in maglia azzurra e, dopo averne collezionate oltre 120 con le maglie di Tavagnacco, Chiasiellis e Brescia, nel 2013 è volata a Parigi per tentare una nuova avventura: “La Francia – racconta – ha portato avanti un progetto per il calcio femminile. Nei dieci anni precedenti, grazie alla Federazione, ha creato centri per ragazze che studiavano e si allenavano per diventare calciatrici, le stesse ragazze che oggi fanno parte della Nazionale francese. E’ stata attuata una campagna di marketing che ha fatto sì che oggi ci siano circa 80mila tesserate ed è stato fondamentale il coinvolgimento dei grandi club, che hanno aperto alle squadre femminili”.
Un progetto, quello dello sviluppo del calcio femminile, che è sempre stato tra le priorità del Presidente della FIGC Carlo Tavecchio e che è allo studio dell’apposita Commissione federale coordinata da Rosella Sensi: “L’Italia – sottolinea Gama – è un Paese affine culturalmente alla Francia e dovrebbe fare in modo di portare il calcio femminile allo stesso livello di quello maschile. Purtroppo la cultura del nostro Paese, che vede il calcio come uno sport prettamente maschile, impedisce l’attuazione delle giuste riforme. Bisogna fare programmi ed investimenti per ottenere risultati”.