Dopo Genova. Abete severo: “Il nostro impegno contro ogni omertà”
lunedì 23 aprile 2012
Il giorno dopo i fatti di Genova, il presidente della Figc Abete chiede ai club di assumersi le proprie responsabilità di fronte a certa parte della tifoseria. Nel corso della trasmissione radiofonica “Radio Anch’io lo sport” e successivamente a margine della presentazione di “US Acli Sport in tour”, il presidente federale ribadisce la necessità di un intervento immediato del mondo del calcio per evitare che scempi del genere possano accadere di nuovo. “Non è pensabile – sottolinea - che il mondo del calcio ceda a un ricatto davanti a soggetti identificabili e sanzionabili. Il problema è che questi episodi vanno denunciati, non si può dire sono sempre gli stessi, altrimenti scatta un meccanismo omertoso che può creare solo danni. Certi soggetti vanno denunciati e perseguiti, quando si hanno dei ruoli, sia a livello dirigenziale che di professionisti, ci si deve assumere la responsabilità. Non fa piacere avere contro una parte della tifoseria, ma bisogna assumersi il rischio che i propri comportamenti non siano graditi”.
Per Abete non basta dire che certe presenze all'interno delle tifoserie sono note: servono denunce e prese di distanze nette: “Occorrono denunce molto più forti e non si pensi che le cose vanno a posto da sole. Domenica a Genova si è vista una cosa inaccettabile – ha proseguito il presidente - la resa davanti a una violenza. Si parla di cultura e di rispetto delle regole e di necessità che chi non le rispetta venga emarginato”.
La consegna delle maglie agli ultrà da parte dei giocatori genoani è il gesto simbolo della grave situazione. “Non va data vinta a questi delinquenti - aggiunge Abete - quella della consegna della maglie è una resa. La maglia si disonora non perdendo una partita perchè si è più deboli, ma quando si rinuncia a portarla e la si consegna alla critica e al dileggio davanti a soggetti che non meritano nulla e che peraltro sono facilmente identificabili. Non si capisce perchè siano ancora in circolazione”.
I fatti di Genova saranno esaminati d'urgenza venerdì nel corso della riunione del Consiglio federale (dove si parlerà anche di tutela della salute). “La battaglia per la legalità passa attraverso la lotta ai violenti – ha sottolineato ancora Abete - e alla rottura del sistema di questa inaccettabile omertà che c’è nel calcio. Il livello di affidabilità di un settore è collegato ai comportamenti dei suoi protagonisti ed ora è giunto il tempo dell’assunzione di responsabilità; tutti i soggetti coinvolti nel calcio, dal Presidente federale al Presidente di Lega, dai Presidenti dei club ai calciatori e agli allenatori devono avere comportamenti virtuosi: dicano chi inquina la vita dei calciatori e aiutino a sradicare situazioni come quelle viste a Genova, che vanno affrontate attraverso il contrasto e la prevenzione. Ciascuno non sottovaluti la situazione: non si tratta di fare i delatori ma insieme si deve tutelare i valori primari del mondo del calcio che ha un impatto enorme con l’opinione pubblica, determina passione, fedeltà, emozioni, tradizione, interessi economici”. Anche perché, ha voluto chiarire Abete, se si tollerano o si accettano certi comportamenti, “si è corresponsabili”.
“Sono fiducioso – ha concluso il presidente federale - che i responsabili di quanto accaduto a Genova vengano individuati uno per uno e abbiano il massimo della pena in base alle norme vigenti”.
Duro monito anche da parte del presidente del Coni Petrucci: “Siamo a un punto di non ritorno; lo sport è stato rovinato dagli esaltati e da certi presidenti di società, peraltro condannati, che dettano l'etica”. Un richiamo severo, da parte di Petrucci, anche ai calciatori: “L’immagine data domenica con quelle trattative in campo non è stata certo esaltante”.
foto di Maurizio Pittiglio