#tifiamoEuropa: in finale c’è San Fili, la Fantastica
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martedì 25 giugno 2019
Prima di tutto il nome: si fanno chiamare Catulligans, mettendo insieme la loro scuola - Catullo - e la parola hooligans, in perfetto stile #tifiamoEuropa. Sono i ragazzi della 2ª A della scuola secondaria di primo grado «Valerio Catullo» di Desenzano sul Garda che hanno vinto la classifica nazionale della loro categoria del programma #tifiamoEuropa, voluto fortemente dalla FIGC perché l’Europeo Under 21 lasciasse in eredità ai ragazzi un nuovo modo di tifare.
E quello che si sta vedendo negli stadi dell’Europeo conferma che è un obiettivo possibile: tante famiglie, tantissimi bambini, un’accoglienza a dir poco festosa nei confronti delle altre nazionali e dei loro tifosi. Con i momenti più alti che tutti abbiamo potuto vivere nelle tre partite giocate dall’Italia: stadio completamente esaurito, ottantamila persone complessivamente, inno degli avversari sottolineato dagli applausi di tutti gli spettatori e dallo sventolio delle bandierine dell’altra squadra, per poi finire in crescendo con l’inno di Mameli cantato da tutti. #tifiamoEuropa si proponeva esattamente questo: partire dai ragazzi delle scuole per insegnare un modo diverso di andare allo stadio, dopo l’«adozione» di una delle nazionali finaliste dell’Europeo.
I Catulligans hanno adottato la Croazia e, grazie alla passione di Giuseppe Schiavariello, il prof di lettere che in 2ª A insegna geografia, e ai suggerimenti di due alunni di origine croata, hanno fatto un lavoro bellissimo. Hanno studiato le storie e le vite di scienziati e matematici croati con la professoressa Antonella Rimoli, quelle di musicisti e compositori con la professoressa Claudia Camozzini, e poi si sono concentrati sull’inno croato, che hanno imparato e poi riprodotto col flauto dolce; hanno creato coreografie e si sono esibiti nel saggio finale davanti a tutta la scuola; infine hanno organizzato una rassegna teatrale. Il primo posto a livello nazionale li ha portati a San Marino per la partita Francia-Croazia, dove hanno accompagnato in campo i «loro» giocatori e la bandiera della nazione adottata. Unica delusione il risultato, ma l’esperienza rimarrà indimenticabile.