I dilettanti in allarme per le scelte della finanziaria
martedì 20 novembre 2007
Carlo Tavecchio, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vicepresidente della Federcalcio, lancia un allarme sul futuro del dilettantismo sportivo, non solo nel calcio: "Purtroppo, stiamo assistendo da parte del Governo - dichiara il presidente della LND - a iniziative penalizzanti verso il mondo dilettantistico: l'ultima prova è la Finanziaria 2008 che sta per essere discussa alla Camera, nella quale sono state escluse dal riparto del 5 per mille dell'IRPEF le associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal CONI, senza parlare della riforma della legge 91 e della ripartizione dei diritti televisivi, sulle quali attendiamo i prossimi sviluppi per capire in quale direzione si vorrà andare."
Un allarme grave, sul quale Tavecchio si dice anche pronto ad una protesta clamorosa: "Queste sono questioni sulle quali, se non verremo ascoltati, siamo pronti a fermare tutti i nostri campionati."
La questione dell'accesso al 5 per mille dell'Irpef a favore, anche, delle associazioni sportive dilettantistiche è ormai da due anni al centro del dibattito politico sportivo: la norma, introdotta con la Finanziaria 2006 poi confermata da quella del 2007, è stata infatti resa praticamente inutile dall'interpretazione dell' Agenzia delle Entrate, che di fatto ha bloccato la maggior parte delle richieste presentate. Proprio per questo, è stato inserito nel decreto legge collegato alla Finanziaria che è stato votato oggi alla Camera un emendamento che prevede, per il 2007, l'ammissione al riparto del 5 per mille dell'IRPEF anche a favore delle "associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge". Questo passaggio salvaguarda l'agevolazione per il periodo di imposta 2007, ma l'art. 84 comma 3 della Finanziaria 2008 ripristina il testo dell'anno precedente, senza la specifica sul riconoscimento delle associazioni sportive dilettantistiche da parte del Coni.
"L'emendamento presentato dal Governo all'art. 84 della Finanziaria - continua Tavecchio - costituisce una autentica presa in giro per il mondo dilettantistico. Si tratta chiaramente di una scelta non condivisa, che ci vede scomparire dai beneficiari del 5 per mille. Nonostante le assicurazioni ricevute da più parti, questa politica fiscale taglia fuori un settore che rappresenta oltre quindici milioni di cittadini praticanti e contribuenti in tutta Italia, che negli anni passati avevano accolto con logico apprezzamento questo strumento sussidiario alla propria attività. La direzione assunta dalla Legge Finanziaria sta provocando forti tensioni all'interno del mondo dilettantistico e presenta segnali che non lasciano ben sperare per la continuazione di un dialogo sereno e costruttivo con il mondo politico".
Con la speranza che la discussione alla Camera possa portare ad una presa di coscienza a favore dello sport dilettantistico, restano sul tappeto anche altre due questioni, la riforma della legge 91 e la ripartizione dei proventi da diritti televisivi. Sul primo fronte, la Commissione istituita dal Ministero per le Politiche Giovanili e le Attività sportive sta verificando lo stato di applicazione della disciplina del professionismo sportivo. La Commissione ha evidenziato la necessità di una riflessione sulla presunzione di subordinazione del rapporto degli atleti professionisti visto che tale presunzione risulta, secondo la Commissione, difficilmente compatibile con l'esclusione del lavoro sportivo dalla sfera di applicazione di molte norme inderogabili del lavoro subordinato. Le proposte della Commissione hanno fatto emergere così la nuova figura del lavoratore sportivo, qualificata secondo la particolare tipologia della prestazione lavorativa, appunto sportiva, e la rilevanza economica della stessa individuata attraverso la fissazione di una soglia di reddito (si sta pensando di abbassare a 7500 euro annui la soglia del professionismo sportivo).
Tavecchio però non accetta questo tipo di concezione: "La Legge attribuisce al lavoro sportivo del calciatore professionista la natura di lavoro subordinato. In questi ultimi tempi, si stanno accreditando nel nostro settore alcune figure, come quelle dei calciatori partecipanti al Campionato di Serie D, che aspirano ad un completo riconoscimento normativo. Ho sollevato la questione durante il Convegno organizzato a Riccione dalla L.N.D. e ribadisco che l'attività sportiva della Serie D deve essere esercitata dai calciatori con la qualifica e lo status giuridico di 'non professionisti', con tutto ciò che ne consegue in fatto di esclusione di ogni forma di lavoro autonomo o subordinato".
Sull'altro fronte, quello della ripartizione dei proventi dei diritti televisivi, si dovrà secondo Tavecchio "prima o poi stabilire l'aliquota da distribuire ai vivai e ai dilettanti". La Legge aprovata infatti disciplina i criteri di applicazione di una quota di mutualità generale del sistema per sviluppare i settori giovanili, valorizzare e incentivare le categorie dilettantistiche e sostenere gli investimenti ai fini della sicurezza, anche infrastrutturale, degli impianti sportivi: "A suo tempo - prosegue Tavecchio - abbiamo accolto questa disposizione con estrema soddisfazione. Ancora oggi, però, attendiamo di conoscere modi e tempi di attuazione della Legge per acquisire la dovuta chiarezza sulla distribuzione delle risorse. Non vorrei che, come al solito, tutto si risolvesse a favore dell'impiantistica maggiore, cancellando ogni possibilità di intervento o di sviluppo per le strutture destinate all'attività dilettantistica e giovanile".
"Le istituzioni politiche devono capire - conclude Tavecchio - che lo sport dilettantistico, e in particolare il calcio, rappresenta le fondamenta di tutto lo sport italiano: eppure, invece di erogare contributi per lo sviluppo dei vivai e del settore dilettantistico, si emanano norme penalizzanti per il settore, a cominciare dalla Finanziaria."