Malagò, Abete e Agnelli hanno chiuso il 7° seminario Figc-Ussi
martedì 11 marzo 2014
Il presidente della Juventus Andrea Agnelli e i numeri uno dello sport e del calcio italiano Giovanni Malagò e Giancarlo Abete sono stati i protagonisti della seconda e ultima giornata del seminario organizzato dalla Figc e dall’Unione Stampa Sportiva Italiana (USSI).
Al Centro Tecnico Federale di Coverciano, nel suo intervento Andrea Agnelli ha espresso apprezzamento per la priorità data dal Coni alla legge sull’impiantistica sportiva: "Sono soddisfatto della velocizzazione dell'iter legislativo, ma dubito che nei prossimi 2-3 anni si possano vedere nuovi stadi e nuovi impianti sportivi. Se non modernizzeremo le nostre strutture non saremo competitivi. Oggi abbiamo impianti obsoleti che non risultano attraenti agli attori principali, ovvero i calciatori, nè al mercato televisivo nè al pubblico degli stadi e con questa situazione facciamo e faremo fatica ad eccellere come club a livello internazionale”. Il numero uno del club bianconero, che ha definito legittima la reazione di Mariella, vedova di Gaetano Scirea sulle espressioni antisemite e sui cori intonati da alcuni tifosi juventini, si è soffermato su alcune criticità presenti nel nostro calcio: "Siamo stati per anni il campionato europeo di riferimento - ha ricordato - ora faremo fatica a recuperare posizioni in campo internazionale. Una data che funge da spartiacque è il 2006, da quel momento i club europei hanno aumentato il fatturato molto di più rispetto ai nostri".
Dopo aver ribadito l’importanza di intraprendere la stessa strada sull’impiantistica seguita dalla Juventus, dall’Udinese e da tutte le altre società che già da anni hanno deciso di investire risorse nello stadio di proprietà, il presidente del Coni Giovanni Malagò è tornato sugli ultimi episodi di razzismo e discriminazione che si sono verificati in Serie A: "Non mi permetto di dire che ci sia bisogno di inasprire le norme e le sanzioni, ribadisco solo che non si può discriminare nella discriminazione. Quello che serve sono omogeneità e unicità di valutazioni e di giudizi, e che tutto possa essere sempre ricondotto al buonsenso".
A chiusura del seminario Giancarlo Abete ha ribadito che a fine stagione è giusto fare una riflessione sulla discriminazione territoriale, ma che bisognerebbe concentrarsi sui comportamenti più che sulle norme: “Noi – ha ricordato il presidente federale - già dopo i suggerimenti dati dall'Alta Corte del Coni nel respingere il ricorso della Roma abbiamo evidenziato che alla fine della stagione sportiva faremo una riflessione sul quadro normativo esistente. Nell'attuale stagione sportiva a livello professionistico abbiamo avuto tre chiusure di curve in Serie A per discriminazione territoriale e due per motivi di razzismo. Abbiamo avuto una chiusura in Lega Pro per discriminazione territoriale e una per razzismo, e nessuna in serie B. Quindi evidentemente c'è anche da valutare il contesto complessivo in cui il dibattito è stato molto ricco, ma le situazioni interessate sono state un numero molto limitato se pensiamo che abbiamo 110 società professionistiche". Doveroso anche abbassare i toni della polemica: “Dobbiamo tutti cercare di valorizzare la capacità di dare un'immagine positiva del nostro calcio a livello internazionale e cercare di minimizzare quelle che sono situazioni collegate alle dialettiche, ed anche un po' alle faziosità che sono patrimonio del mondo del calcio".