“Molto più di un gioco”, un libro per credere ancora nel valore dello sport
mercoledì 14 aprile 2010
Il racconto dei detenuti politici di Robben Island, il carcere del regime razzista sudafricano, è arrivato anche in Italia a meno di due mesi dall’inizio dei primi Campionati del Mondo di calcio nel continente africano. “Molto più di un gioco. Il calcio contro l’apartheid”, titolo originale in inglese “More than just a game” di Chuck Corr e Marvin Close, è stato presentato questa mattina nella sede della Figc, alla presenza del presidente Abete e del direttore generale Valentini, con l’intervento di Gianni Rivera che ha curato la prefazione.
Il libro narra la vera storia di chi, per aver combattuto contro l’apartheid, si è ritrovato su un’isoletta-carcere piatta e brulla (dove è stato detenuto anche Nelson Mandela): lì i prigionieri politici, con il loro amore per il pallone, inventarono un campionato di calcio speciale, seguendo rigorosamente le regole della Fifa: 3 divisioni, serie A, B e C, classifiche, arbitri, commissioni disciplinari ecc. Tra i detenuti alcuni personaggi che poi avrebbero guidato il Sudafrica post-apartheid, compreso l’attuale presidente Jacob Zuma. Una storia incredibile, ricostruita attraverso la documentazione ritrovata sull’isola, che dimostra come i prigionieri di Robben Island abbiano imparato a convivere con il carcere duro e il lavoro forzato, ma soprattutto a riappropriarsi della propria dignità e a combattere contro il sistema. Da questa vicenda è stato tratto anche un film, che andrà in onda su La7 a giugno, in occasione del Mondiali di calcio in Sudafrica.
Un libro “per credere ancora nella magia e nel valore dello sport”, come ha sottolineato Gianni Rivera che, nel corso della conferenza stampa coordinata da Anna Maria Crispino, direttrice della collana Iacobelli Frammenti di memoria", ha aggiunto: “E’ un messaggio importante, che dimostra come il calcio non sia solo un passatempo, ma anche uno strumento di crescita culturale e di consapevolezza politica. Questo libro lo farei leggere a tutti i giocatori affinchè si rendano conto della fortuna che hanno”.
“E' un libro di valore e di valori - ha sottolineato il presidente della Federcalcio Abete - che ci proietta ai Mondiali del 2010. Nei luoghi di sofferenza il calcio è un'opportunità di riscatto e compagnia, questo volume è un tassello che ci riavvicina ai valori più autentici dello sport”.
Il presidente ha anche ricordato che la Figc “sta portando avanti un discorso importante legato all’Africa con le campagne di solidarietà al fianco di Amref, Unicef e Save the Children”.
Alla conferenza, oltre ai giornalisti della Rai Alessandra Atti di Sarro, esperta del Sudafrica, e della Gazzetta dello Sport Massimo Cecchini, era presente il consigliere dell'Ambasciata sudafricana a Roma Ducan Sebefelo, che, dopo aver ricordato come il calcio, per i neri del suo paese, sia stato più di un gioco durante il periodo delle persecuzioni razziali, ha sottolineato come, per la maggior parte della popolazione, i Mondiali del 2010 rappresentino l'inizio di un processo per la costruzione di un paese più democratico e moderno. “A questo appuntamento – ha spiegato Sefebelo - il Sudafrica ha lavorato con grande impegno in tutti i settori, a cominciare dagli stadi: per quello che ospiterà la prima e l’ultima partita, tra l’altro, è stato fondamentale l’intervento di una società di Udine Italian Partner Company. Con i Mondiali vogliamo superare gli stereotipi sul continente africano: non è vero che l'Africa sia incapace, è vibrante e pronta ad accogliere il mondo a braccia aperte”.