‘Razzisti? Una brutta razza’: da Matera un grande calcio alle discriminazioni
martedì 29 settembre 2015
Si è conclusa con un grande abbraccio sul palco dell’Auditorium del Conservatorio di Matera tra tutti gli studenti delle scuole cittadine la sesta tappa di ‘Razzisti? Una brutta razza…e non li vogliamo allo stadio’, il progetto valoriale ideato dalla Commissione FIGC per l’integrazione coordinata da Fiona May.
“Nessuno nasce razzista, purtroppo si impara ad esserlo crescendo”, questa in sintesi l’analisi condivisa dagli ospiti, accolti con entusiasmo da oltre 400 ragazzi intervenuti grazie alla collaborazione dell’ufficio scolastico regionale, tra i quali anche una numerosa delegazione dei richiedenti asilo delle Comunità Minori Stranieri di San Chirico Raparo e Sant’Arcangelo di Potenza. Anche per contrastare questa distorsione culturale, la Federcalcio ha sentito la responsabilità di attivare un percorso educativo che parla di accoglienza e di integrazione ai più giovani, calciatori e tifosi di oggi, cittadini del domani. Diversi i volti noti che hanno contraddistinto il talk show ideato e condotto da Antonello Piroso, a cominciare proprio dall’ex campionessa del mondo di atletica che da febbraio scorso sta toccando tutte le regioni per incontrare i ragazzi delle scuole calcio (già svolte le tappe di Firenze, Torino, Catanzaro, Bari e Cesena): “Ai ragazzi non viene mai chiesto cosa pensano della vita e come reagiscono ai fenomeni di discriminazione – ha affermato la May - dobbiamo ascoltarli e parlare loro con un linguaggio chiaro e diretto per spiegare che la società è come una squadra, composta da calciatori con diverse caratteristiche, con ruoli differenti, che giocano uniti per raggiungere uno scopo comune”.
All’appuntamento di oggi non è voluto mancare nemmeno il presidente del Settore Tecnico della FIGC Gianni Rivera: “La sensibilizzazione verso questo tema è trasversale, dobbiamo agire per educare i tifosi. L’atleta accetta all’origine di condividere giustamente un percorso di integrazione, a maggior ragione nel calcio che è uno sport di squadra. Il messaggio è chiaro: esiste solo la razza umana, non ce ne sono altre in concorrenza”. Ma la discriminazione nel calcio non riguarda solo il colore della pelle, vi sono anche altre forme più o meno palesi che condizionano la vita di diversi sportivi: “La FIGC con questo progetto ha dimostrato una grande sensibilità – ha affermato Carolina Morace, premiata proprio da Rivera per essere entrata a far parte della ‘Hall of Fame del calcio italiano’ - purtroppo contro l’ignoranza dei singoli i percorsi sono necessariamente lunghi perché in Italia ci sono problemi reali di integrazione. Vivendo per tanti anni tra Canada e Australia, appare sempre più chiaro purtroppo che i fenomeni di razzismo negli stadi danno un’immagine pessima dell’Italia all’estero. Parlando di discriminazione nel calcio femminile, si parla spesso del nostro Paese ma all’estero, a differenza delle azzurre la cui guida della Nazionale è stata affidata ad un campione del mondo come Cabrini, vi segnalo che la stragrande maggioranza dei commissari tecnici è un uomo che spesso non ha nemmeno il curriculum di tante colleghe donne, costrette a dimostrare sempre di più dei colleghi maschi”.
Poi è stata la volta di due grandi glorie materane quali Franco Selvaggi, campione de mondo nel 1982, che ha sottolineato come “nel calcio la deriva razzista sugli spalti spesso nasce dalla voglia perversa dell’insulto ad ogni costo” e Annamaria Marasi che, nel ricordare la sua straordinaria esperienza umana e sportiva a Matera, ha anche voluto dedicare un pensiero ad un appassionato giornalista sportivo materano Stefano Mele, venuto a mancare da pochi giorni: “Giocavo nella PVF con tante compagne straniere, lo sport deve educare alla fratellanza e alla diversità che è un valore positivo da difendere. Passione e rispetto per gli altri sono alla base di qualsiasi attività sportiva”.