“Report Calcio”: club più virtuosi, calano ricavi da stadio e affluenza
giovedì 4 aprile 2013
Diversi segnali confortanti che inducono all’ottimismo, da una gestione economica più accorta da parte dei club alla crescita del valore di produzione che supera l’aumento dei costi, senza però dimenticare le criticità del sistema, prima tra tutte la situazione delicata dell’impiantistica e il conseguente calo di ricavi da stadio e affluenza di pubblico. E’ quanto emerge dal "Report Calcio" 2013, il rapporto sul movimento calcistico italiano relativo alla stagione 2011/2012 giunto quest’anno alla sua terza edizione e presentato lo scorso 4 aprile presso sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Report Calcio 2013, redatto dal Centro Studi della Figc con il supporto di tutte le componenti della Federazione, in collaborazione con Arel-Agenzia di Ricerche e Legislazione e con PricewaterhouseCoopers, rappresenta un’autentica fotografia sull’andamento del calcio italiano nel suo complesso, dal punto di vista economico, statistico e demografico. Un progetto di notevole successo che i soggetti impegnati nella sua realizzazione hanno deciso di tradurne un abstract in lingua inglese al fine di dare un respiro internazionale a un documento che grande interesse per federazioni, leghe e società straniere.
“Si intravedono segnali di ‘non continuità’ con il passato – ha sottolineato Emanuele Grasso – e si sta creando valore. Analizzando i principali dati economici finanziari in un periodo che va dal 2007 al 2012, possiamo osservare che la svolta c’è stata nel 2009, anche grazie all’introduzione dei principi del fair play finanziario”. La stagione 2011/2012 si è anche contraddistinta per l'inversione di tendenza riscontrata in termini di stabilità finanziaria, con il patrimonio netto delle società che, dopo anni di continue erosioni, è sensibilmente migliorato. I diritti tv continuano a rappresentare la principale fonte di ricavo dell'industria calcio (990,7 milioni nel 2011/2012), pari a circa il 37% del totale del valore della produzione.
“La competitività del nostro sistema – ha spiegato Enrico Letta – passa anche dalla capacità di sviluppare questo mondo e sarebbe davvero un peccato se questa legislatura non fosse in grado di occuparsene”. Il Segretario Generale dell’Arel ha evidenziato il rafforzamento della base giovanile, senza dimenticare le problematiche legate all’anzianità degli impianti italiani.
Non si ferma infatti la flessione progressiva dei ricavi da stadio, scesi a 230,2 milioni (186,4 in Serie A), ma se la massima serie ha fatto registrare nell’ultima stagione un nuovo calo del 6,5% di presenze, in Serie B gli spettatori sono cresciuti del 22,8%. Resta evidente l’inadeguatezza degli impianti, che tra Serie A e B hanno un’età media di 57 anni.
“Nonostante le difficoltà infrastrutturali – ha dichiarato Giancarlo Abete – non dobbiamo dimenticarci che siamo al sesto posto nel mondo come presenza negli stadi davanti a paesi come Brasile, Argentina e Stati Uniti. Non nascondiamo i nostri problemi, ma dobbiamo avere fiducia nel futuro, senza entrare in una logica di pessimismo che non ci deve appartenere”. Il presidente federale ha ricordato che il calcio professionistico versa all’erario 1 miliardo e 70 milioni, sottolineando anche i segnali confortanti che arrivano dai dati sulla sicurezza, con la stagione 2011/2012 che ha visto un significativo calo delle partite in cui si sono verificati incidenti (-7,7%) e una forte diminuzione del numero di persone denunciate e arrestate (-21,6% e -44%): “Grazie all’impegno delle Forze dell’Ordine abbiamo avviato un percorso virtuoso - ha detto Abete, che ha anche ricordato il supporto sempre fornito dal Prefetto Manganelli – ed il calcio svolge un ruolo importante anche nell’integrazione, basti pensare ai 50 mila cittadini non italiani che giocano a pallone e alla crescita del numero dei bambini stranieri al loro primo tesseramento (quasi 10mila nel 2011/2012)”.
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Nella foto: da sinistra il presidente della Figc Giancarlo Abete, il Segretario Generale dell'AREL On. Enrico Letta ed Emanuele Grasso di PricewaterhouseCoopers