Sacchi: “Lavorerò per restituire al calcio italiano un ruolo da protagonista”
giovedì 5 agosto 2010
“Lavorerò per fare in modo che il calcio italiano torni a ricoprire un ruolo da protagonista, ben sapendo però che da noi non si è mai creduto nei giovani”: dopo aver rivoluzionato il calcio con un Milan stellare tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta e aver guidato la Nazionale fino alla finale di Usa'94, Arrigo Sacchi varca la soglia della Federazione nel suo nuovo ruolo, quello di coordinatore delle nazionali giovanili. Di anni ne sono passati, ma l’ex cittì è ancora quello di una volta: lo stesso fisico asciutto, la stessa parlantina sciolta, e non sono certo le idee e l’entusiasmo a mancargli.
Una conferenza stampa, quella organizzata per il ritorno di Sacchi in azzurro, affollata, con la presenza del vice presidente vicario e presidente della Lega Dilettanti Tavecchio e del vice presidente federale e presidente del Club Italia Albertini. Firmerà un contratto biennale nell’ambito del progetto voluto dal presidente Abete per il rilancio dei vivai. Chi meglio di lui, che ai tempi del Milan dei campioni aveva una rosa di 22 giocatori dei quali ben dodici erano ragazzi di belle speranze, tutti provenienti dal settore giovanile? “Non si potrà costruire nulla – avverte però Sacchi – se non ci saranno pazienza e collaborazione da parte di tutti, dobbiamo essere una squadra e per diventarlo ognuno deve dare il suo contributo. In Italia prima di ogni altra cosa quello che conta è il risultato, e questo non ci aiuta a crescere. Molti allenatori durante la settimana lavorano esclusivamente pensando alla squadra da incontrare e a come batterla, cosa che danneggia la crescita tecnica. Il nostro è un paese che in tutti i settori non ha mai creduto nei giovani, non c’è la cultura: bisogna cercare di migliorarla, la Figc sta dando l’esempio”.
Quindi aggiunge: “Non si può costruire nulla senza la pazienza e l'aiuto dei club: ci dovrà essere tra noi uno scambio sinergico e la federazione dovrà avere una presenza attiva, senza ingerenze”.
Talenti sì, solisti no. Sacchi è categorico: “I talenti nel calcio sono fondamentali, ma che siano disponibili e che abbiano passione per quello che fanno. Nel calcio moderno non c’è spazio per la teoria che un giocatore da solo può vincere una partita, gli esempi si sprecano, non ultimi i campionati del Mondo in Sudafrica. I talenti sono bene accetti, i solisti no. Lasciando fuori i giovani non si costruisce un lavoro di squadra. Lavorerò affinchè ogni squadra abbia un suo stile, i tecnico devono saper insegnare ai ragazzi a essere protagonisti, è l’unico modo per crescere”.
L’uomo che ha allenato decine e decine di campioni in Italia e all’estero, riparte da un’idea fondamentale: un calcio dove ogni giocatore deve avere compiti importanti sia in fase difensiva che offensiva, una squadra dove la collaborazione assume un aspetto rilevante. “Cerco di esprimere quello in cui credo senza nessuna prevenzione. Soprattutto cerco di avvicinarmi a quello che secondo me è il calcio di oggi, ma anche di domani”.
Foto M. Pittiglio