Un passo avanti nella lotta alla SLA con uno studio sostenuto dalla Figc
giovedì 9 dicembre 2010
Un altro passo avanti nella lotta alla sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è stato compiuto grazie al lavoro di ricercatori italiani e statunitensi, finanziato tra gli altri anche dalla Figc, impegnata in prima fila dal settembre 2008 attraverso numerose iniziative coordinate da una Commissione medico-scientifica presieduta dal prof. Paolo Zeppilli.
Lo studio, che verrà presentato al Congresso mondiale sulla SLA (Orlando, 11-13 dicembre) ed è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista Neuron, ha permesso di scoprire un nuovo gene responsabile della malattia (almeno del 2% dei casi), il ‘VCP’, che, al contrario degli altri tre geni della SLA finora noti, è il primo a suggerire anche un meccanismo d'azione per la malattia. Secondo uno degli autori, Adriano Chiò (Centro SLA del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino e Ospedale Molinette e inoltre componente della Commissione sulla Sla istituita dalla Figc), la proteina VCP è infatti coinvolta nello smaltimento dei rifiuti tossici della cellula; dunque il suo malfunzionamento porta all'accumulo di 'rifiuti cellulari' che intossicano e uccidono i neuroni motori portando alla paralisi.
Analizzando numerose famiglie italiane e statunitensi con parenti malati di Sla, il gruppo di ricercatori è riuscito poi ad analizzare per la prima volta tutto il 'Dna codificante', quello che produce proteine (detto 'exoma'). Presumibilmente, quindi, trovando sostanze in grado di azionare VPC e impedire questo accumulo, si potrebbe arrivare a una cura almeno per alcuni pazienti con SLA.
Il prof. Zeppilli, che presiede la Commissione medico-scientifica istituita dalla Figc, ha dichiarato: “Il futuro è nella ricerca genetica, come aveva indicato la commissione. Il doping, gli sforzi, i traumi, i colpi di testa, gli erbicidi e i pesticidi possono essere delle concause che vanno studiate meglio, ma, essendo una malattia comunque rara, ci deve essere un difetto genetico alla base. Non tutti i calciatori si ammalano e la percentuale di quelli che si ammalano, pur superiore alla media, resta comunque bassa. Probabilmente non si tratta di un solo gene, devono essercene diversi coinvolti nello sviluppo della Sla, al momento non siamo in grado di dirlo. C’è un certo numero di casi di Sla 'familiare', ma nella grande maggioranza si tratta di casi sporadici: persone che improvvisamente si ammalano, senza alcun precedente in famiglia”.
Secondo il professor Zeppilli, comunque, “il calcio in un certo senso ha fatto bene allo studio della Sla: la grande pubblicità su alcuni casi ha permesso di focalizzare l'attenzione su una malattia che prima veniva studiata molto poco. Servono naturalmente altri studi, purtroppo costosi. L'occasione è propizia per sollecitare tutti a contribuire in qualche modo, come hanno fatto finora ed in modo proficuo la Figc e il mondo del calcio”.
L’impegno della Figc
La Figc è impegnata da tempo per contribuire alla ricerca scientifica sulla SLA: nel settembre 2008 è stata istituita una Commissione medico-scientifica sotto il coordinamento scientifico del prof. Paolo Zeppilli, che si avvale del contributo di un gruppo di specialisti e studiosi di esperienza internazionale operanti in centri di ricerca ad elevata competenza scientifica; in questi anni è stata poi istituita una borsa di studio annuale del valore di 20mila Euro intitolata alla memoria del prof. Leonardo Vecchiet, per molti anni medico della Nazionale e tra i primi studiosi impegnati in ricerche sulla SLA, riservata ai giovani ricercatori under 35 laureati in Medicina e Chirurgia, Biologia e Biotecnologie. Iniziative che si pongono all’interno di un progetto di più ampio respiro, un Dipartimento di Medicina e Tutela della Salute, teso a monitorare le tematiche scientifiche riguardanti il mondo del calcio e i suoi tesserati, ad ogni livello agonistico e di età.