Vertice a Roma con Viminale e Interpol: linea dura sul calcio scommesse
lunedì 5 marzo 2012
“Colpiremo duro. Le indagini non sono finite, ma stanno avendo sviluppi significativi in questi giorni, in queste ore: sul calcio scommesse ci saranno presto altre notizie, dati e risultati, perché le indagini continuano e questo comporta l'acquisizione di nuovi elementi, ma non è pensabile parlare di amnistia”: sono le frasi pronunciate questa mattina dal Capo della Polizia Antonio Manganelli nel suo intervento al seminario di alto livello sulla legalità nello sport, che si è svolto nella sede della Scuola Superiore di Polizia a Roma.
L’evento, promosso dal Ministero dell'Interno, Interpol e Figc e dedicato ai dirigenti ed ai team manager delle squadre di serie A, B e Lega Pro, è il primo di una serie di iniziative formative che discendono da un memorandum d’intesa firmato tra Interpol e Ministero dell’Interno italiano, che mira a promuovere i valori della legalità nello sport, anche nella prospettiva di una più efficace attività di prevenzione del fenomeno del calcio scommesse, propugnata dall'iniziativa anticorruzione siglata tra Interpol e Fifa.
Rivolgendo un particolare apprezzamento per l’attività di controllo svolta dalla Figc e dalla Procura Federale, Manganelli, sempre sull’argomento indagini, ha sottolineato: “Proseguiremo su questa strada, faremo tutto quello che è possibile per risanare questo settore: in questo senso è fondamentale la partnership tra Interpol e Fifa. Il calcio scommesse è una brutta storia. Dal canto nostro, abbiamo deciso lo scorso anno di costituire l'Unità informativa scommesse sportive, un tavolo per prevenire e contrastare il fenomeno delle scommesse illegali: voglio ringraziare le società calcistiche per l'impegno affrontato in spese importanti come i tornelli, le telecamere a circuito chiuso, gli steward, e voglio ringraziare anche l'Osservatorio. Ora c'è bisogno di coesione internazionale, perchè abbiamo scoperto una criminalità organizzata a livello mondiale e dobbiamo colpire in modo duro il fenomeno delle scommesse”.
Al seminario sono intervenuti, portando il loro contributo ad un tema di estrema attualità, il presidente e il segretario generale dell’Interpol Khoo, Boon Hui e Ronald K. Noble, il responsabile FIFA del sistema di allerta contro le scommesse illecite, Detlen Zenglein, il direttore della Scuola Superiore di Polizia, Roberto Sgalla, il direttore generale della Polizia Criminale, Francesco Cirillo, il presidente della FIGC, Giancarlo Abete, il segretario generale del Coni Raffaele Pagnozzi.
Nel suo intervento, il presidente Abete ha ribadito l’impegno della Federazione nella lotta al fenomeno delle scommesse: “Abbiamo sempre garantito la legalità delle partite: nel mondo del calcio convivono dimensioni positive e negative, ma abbiamo anticorpi per tenere lontano soggetti che cercano di inquinarlo. Confermiamo il nostro impegno nel portare avanti questa battaglia primaria, ma è un discorso che dobbiamo portare avanti tutti insieme. Vogliamo migliorare il nostro rapporto virtuoso tra istituzioni e sistema sportivo e crescere, non vogliamo che i nostri eventi vengano violentati dalla criminalità organizzata che cerca di introdursi in un mondo economicamente importante e che trova nel nostro ambiente qualche soggetto più debole. Nel momento in cui cresce il giro d'affari attorno allo sport, è normale che possa aumentare anche il rischio dell'intervento della criminalità organizzata, ma noi abbiamo sempre garantito la legalità delle partite e combatteremo con passione attraverso i nostri valori. Diamo obiettivi precisi, la cosa più importante è la coesione tra Ministero Interno, forze dell'ordine e il mondo dello sport”.
Anche il Coni, nelle parole del segretario generale Pagnozzi, ha ribadito la linea dura contro il fenomeno del calcio scommesse: “Procedere con un'amnistia sarebbe un fattore in contrordine rispetto al rigore che dovrebbe essere perseguito. C'è esigenza di collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti. Il mondo dello sport deve difendere i propri valori. E’ una battaglia difficile perché ci sono norme differenti tra Stato e Stato, quello che va bene per
l'Unione Europea non trova riscontro in altri Paesi. In occasione di Londra 2012 – conclude Pagnozzi - nel contratto con gli atleti è stato inserito un capitolo specifico riguardo alle scommesse, che prevede che gli atleti e i loro parenti non scommettano e non diffondano informazioni, neppure sul proprio stato di salute. In caso di violazione è prevista una multa di 100mila euro”.