Bolzano

CFT di Egna, il bilancio del responsabile tecnico Andrea Campolattano

venerdì 17 giugno 2022

CFT di Egna, il bilancio del responsabile tecnico Andrea Campolattano

La stagione del calcio giocato è volta al termine anche nella nostra provincia. È doverosamente il momento dei bilanci consuntivi. Il coordinamento e lo staff di un’area federale importante, come la sezione altoatesina del Settore Giovanile Scolastico, sono tuttora impegnati ad analizzare in modo asettico l’evoluzione della stagione che si è appena conclusa. Verifiche importanti, per porre correttivi e migliorie in previsione della ripresa della attività agonistica.

A bocce ferme è lecito affermare che uno dei comparti di maggior soddisfazione del nostro Settore Giovanile Scolastico è stato il Centro Federale Territoriale Figc di Egna la cui organizzazione è stata gestita da un uomo d’esperienza come Marco Pozzi e ha avuto in Andrea Campolattano il suo instancabile responsabile tecnico.

In considerazione della sua giovane età, il curriculum vitae di mister Campolattano farebbe davvero invidia a tantissimi suoi colleghi. Ed a ben vedere la storia calcistica di questo giovane tecnico romano ha anche dei contorni che sembrano estratti da un romanzo.

“Ho 37 anni - fa notare il responsabile tecnico del Cft di Egna - e sono arrivato in Alto Adige nel 2002 quando ne avevo solamente 17. Il mio sogno era il calcio professionistico e lasciai ben presto affetti familiari ed amici per inseguirlo. Accettai l’ingaggio dell’FC Bolzano. La città ed i suoi dintorni mi piacquero immediatamente. Tanto che la mia carriera proseguì in Alto Adige: Neugries, Naturno, Valpassiria. In quest’ultima realtà ho avuto la fortuna di incontrare anche la donna giusta, che ora è mia moglie. Assieme abbiamo costruito una bellissima famiglia, arricchita dalla presenza di tre bambini”.

Quando si manifestò invece questa sua predisposizione per la conduzione tecnica?

“Tutto accadde a 24 anni. Avevo messo su casa in Passiria. Un giorno mi arrivò la proposta di una squadra di Terza Lega austriaca: l’Absam. Era allenato da una leggenda vivente del calcio: Klaus Schuster. Grande persona, che mi faceva sentire importante all’interno della squadra. Per integrare l’ingaggio austriaco mi accordai per curare gli allenamenti della leva giovanile del Valpassiria. Quando finivo, salivo in macchina, valicavo il passo Giovo ed ero praticamente già a destinazione, pronto per scendere in campo come giocatore. Sfortuna volle, però, che in partita ebbi un gravissimo infortunio al bacino che pregiudicò la mia attività di calciatore. Mi rimase la carriera di allenatore. Ed iniziò un percorso che fino ad oggi definirei importante”.

Per qualche anno mister Campolattano si fece le ossa in provincia prima di intraprendere il suo lungo percorso lontano dall’amata Passiria.

“Ho allenato nei settori giovanili di Venezia e Treviso - sottolinea Campolattano -. Piazze sicuramente importanti ma che sono entrambe fallite proprio quando ero sul loro libro paga. Poi a Carpi, negli anni della serie A, nel ruolo di responsabile dell’attività di base. Quindi il ritorno a casa, per entrare nello staff tecnico del Südtirol prima e Maia Alta poi”.

Nelle ultime stagioni prima della pandemia, arrivò anche una duplice esperienza all’estero.

“Esatto. L’assist mi venne fornito dall’Università del Calcio di Roma, fondata dal giornalista Mario Sconcerti, quando ci fu il boom del calcio in Cina. E stravedevano per tecnici e giocatori italiani. In modalità telelavoro, curai metodi di allenamento e conduzione tecnica per alcune società professionistiche. Dopo questa esperienza ne capitò una analoga in Danimarca. Proprio la miglior squadra della capitale, l’Fc Copenaghen, mi volle a tutti i costi. Ci accordammo ed ero praticamente già pronto per trasferirmi. Poi il covid bloccò tutto. E spense i sogni sul nascere”.

Il ritorno in Alto Adige è stato comunque felice per la sua attività...

“Certo. Quando è giunta la proposta della Figc di coprire la carica di responsabile tecnico del Centro Federale Territoriale ho accettato con entusiasmo. Anche se gli inizi non sono stati affatto facili per mancanza del coordinatore. Quando si è insediato Roberto Cortese lo scorso dicembre, a stagione ampiamente in corso, ci siamo strutturati secondo le linee guida da lui stabilite. Ma, con il mio staff, a Egna avevamo già iniziato autonomamente il lavoro sul campo due mesi prima”.

Parliamo del suo staff del Cft?

“Oltre a Marco Pozzi e Mattia Pareti, che curano l’organizzazione, Chiara Tulumello si occupa della preparazione atletica, Stefano Menini dei portieri. Renato Danieli, Michele Pinto e Lukas Gunsch sono i tecnici. Andrea Gabbiani invece è lo psicologo. Un team robusto in considerazione delle ampie convocazioni settimanali. Tra Under 13 e 14 maschili ed Under 15 femminili, ogni lunedì ci occupiamo di una cinquantina di elementi”.

Un ruolo rilevante lo hanno anche le Aree di sviluppo territoriale. Le Ast?

“Se il Centro di Egna si occupa di seguire da vicino i calciatori più promettenti, le Aree di sviluppo sono team composti da tre tecnici che a rotazione svolgono il loro lavoro all’interno delle singole realtà provinciali, supportando allenatori e dirigenti nel loro lavoro quotidiano. Oltre a Renato Danieli e Michele Pinto lavorano anche Daniel Vicentin, Vincenzo Folino e Patrizio Guarnieri”.

Roberto Cortese, nuovo coordinatore del Settore Giovanile Scolastico provinciale, non usa mezzi termini nel dare un giudizio sull’operato di mister Campolattano e del suo staff di Egna.

“Senza Campolattano la stagione del Centro Federale Territoriale sarebbe stata una vera tragedia. Assieme al suo staff ha condotto un lavoro immenso, senza mai risparmiarsi. Sono molto soddisfatto del loro operato”.

Avete già stabilito un piano di battaglia per aggiungere ulteriore qualità al Centro Federale di Egna?

“Ci siamo mossi per tempo ed abbiamo iniziato un casting, che si sta rivelando alquanto felice, con lo scopo di irrobustire le Aree di sviluppo territoriale con un maggior numero di tecnici qualificati. L’obiettivo è che il Settore Giovanile Scolastico si avvicini ulteriormente al lavoro delle singole società della provincia. Perché possa sostenerle nel modo più adeguato possibile. L’obiettivo comune è quello di mettere il singolo ragazzo al centro di tutto. Creare insomma piccoli uomini e piccole donne. Dando loro esempi educativi importanti, corroborati da esempi di etica sportiva e sociale. La parte tecnica e sportiva viene di conseguenza, con la qualità è la varietà che si è in grado di mettere nel corso dell’allenamento”.