La scuola calcio delle bambine e dei bambini
mercoledì 17 novembre 2010
Il tema del calcio femminile viene affrontato, in questo articolo, nell'ambito delle scuole calcio e, quindi, sotto il profilo delle problematiche legate alle dinamiche socio-psicologiche dell'approccio. Questa articolo è realizzato grazie alla collaborazione con la rivista dell'A.I.A.C. "l'Allenatore".
Contesto sociale:Nel corso della mia esperienza nell'ambito dell'insegnamento e della formazione sportiva, ho constatato che le maggiori difficoltà nel costruire una compartecipazione al gioco del calcio delle bambine e dei bambini risiede nell'influenza esercitata dalla cultura vigente in una determinata società. L'influenza sociale e l'educazione familiare impartita agiscono premiando o punendo i comportamenti più o meno conformi e dirigono il mantenimento di determinati attributi che nel tempo tendono a radicarsi sempre più. Non è difficile riscontrare come l'attività sportiva è in genere approvata e suggerita dalla famiglia, in particolare dai padri nella scelta del calcio per i propri bambini e dalle madri nel consigliare una specialità sportiva che sia il più vicino possibile al "cliché" della femminilità per le bambine. La possibilità di fare calcio come sport è, senza alcun dubbio, favorita dalle opportunità che il contesto sociale può offrire, sia come presenza strutturale nel territorio ( impiantistica, società sportive femminili, società sportive maschili con squadre miste o riservate alle bambine) sia come sollecitazione socioculturale trasmessa (famiglia, scuola, cultura sociale). I pregiudizi, ancora persistenti, nei confronti di questa disciplina comportano quindi un ostacolo che, certamente non contribuisce ad avviare le bambine alla sua pratica. Un modo per iniziare ad abbattere alcuni stereotipi consisterà nel gettare le basi affinché non ci sia più distinzione di genere nel differenziare e categorizzare i maschi e le femminine nell'età della scuola calcio. In questo periodo evolutivo, dal punto di vista morfologico e funzionale non sono evidenti discrepanze tali da impedire una promiscuità nell'attività calcistica.
Didattica:Sul piano metodologico e didattico, si può decisamente affermare che non esistono sostanziali differenze nell'insegnamento del calcio rivolto ai bambini e alle bambine in età compresa tra i sei e i dodici anni. Le differenze maggiori si riscontreranno in età puberale, quando in fase di sviluppo accrescerà nei ragazzi una maggiore capacità di forza e velocità. L'apprendimento delle competenze coordinative e delle abilità motorie, alla base dell'insegnamento tecnico di qualsiasi disciplina sportiva, dipende in parte dalle attitudini personali e in parte dalle esperienze vissute nei primi anni di vita. Di conseguenza, la facoltà da parte delle bambine di poter svolgere l'attività calcistica durante il periodo dell'apprendimento coordinativo, denominato "fase sensibile", dai sei agli undici anni di età, aumenterebbe notevolmente la probabilità di crescita tecnica in questa disciplina.
Aspetti psicologici:Dal punto di vista psicologico una delle migliori qualità mentali delle bambine e delle ragazze sta nella propria capacità cognitiva di assimilazione e di razionalizzazione dei contenuti didattici indicati e dimostrati dall'istruttore. La ragazza, ha una migliore predisposizione alla capacità di analisi, nello scomporre per esempio un gesto tecnico proposto, una maggiore perseveranza nel volersi migliorare e una significativa determinazione nel portare avanti con successo un compito assegnato.
Nell'ambito dell'insegnamento è necessario prestare particolare attenzione ai reali bisogni dei bambini. Data la natura affiliativa nella scelta della pratica sportiva, le bambine necessitano di una maggiore attenzione e comprensione soprattutto nei momenti critici, poiché a differenza dei bambini hanno la tendenza ad auto attribuirsi le cause dei propri insuccessi. La tendenza ad abbattersi e scoraggiarsi, quando per esempio dimostra alcune difficoltà nell'eseguire un gesto tecnico, potrà essere superata attraverso continui rinforzi verbali da parte dell'istruttore, il quale dovrà inoltre prestare attenzione anche al proprio stile di leadership, in quanto le bambine e le ragazze prediligono una gestione democratica e sono molto attente a valutare "pesi e misure" adottate.Certamente un clima emotivo favorevole consentirà inoltre di creare una maggiore coesione nel gruppo e nella specificità permetterà un approccio al gioco più spensierato. L'istruttore dovrà essere in grado di infondere sicurezza e fiducia, creando al contempo i presupposti per una cooperazione e un intesa tra i generi che si allinei il più possibile ad una uguaglianza sportiva e culturale.
RITA GUARINO
Laureata in psicologia con master in psicologia dello sport, Allenatore professionista di II°categoria, attualmente allenatore in seconda nazionale Under 17 femminile e Insegnante di tecnica calcistica Individual Football Coaching.