Progetto Rete!, le storie degli Sprar di Vizzini e Lodi
domenica 4 giugno 2017
Vizzini
Giocare a calcio, come tutti i loro coetanei, più per rivalsa che per ipotetiche ambizioni, anche se il sogno di diventare calciatori, in fondo, per ogni adolescente non può svanire. E’ quanto emerge dal racconto dei ragazzi e degli accompagnatori dello Sprar di Vizzini, una delle formazioni finaliste che dalla provincia di Catania, è arrivata sino all’ultimo atto del Progetto Rete!, l’iniziativa rivolta ai minori stranieri non accompagnati e neo maggiorenni richiedenti protezione internazionale. Un percorso iniziato tra febbraio e marzo, con i primi allenamenti assieme ai collaboratori del Settore Giovanile e Scolastico, che hanno seguito la parte tecnica, e allo staff dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha curato la parte scientifica del progetto. Un binomio sport-studio che ha immediatamente raccontato, e avvalorato, quanto in parte ci si aspettava da un’iniziativa che mira a favorire l’inclusione sociale attraverso il calcio. Consentire a questi 16 ragazzi di allenarsi con il kit della FIGC e di affrontare un addestramento qualificato, ha permesso di comprendere quanto tutto ciò possa influire sulla loro vita quotidiana, al di là della sua naturale complessità.
Nel corso delle settimane, come racconta Salvatore Russo, l’operatore che più da vicino ha seguito il progetto, oltre le emozioni e la grande serietà che ha riscontrato negli allenamenti, ha evidenziato come un impegno del genere abbia influito sull’aspetto comportamentale dei suoi giovani atleti. L’attività sportiva ha senza dubbio favorito l’interazione tra i ragazzi stessi, che dopo gli allenamenti si confrontavano su quanto svolto e su cosa potevano migliorare. In secondo luogo, ma tutt’altro che per importanza, gli operatori hanno riscontrato una diminuzione del nervosismo e degli scatti di rabbia che prima erano più frequenti. E in quest’ottica il calcio non ha avuto solo il ruolo di valvola di sfogo, ma è servito ad inquadrare i ragazzi in discorso serio, che col passare delle settimane li ha resi euforici e felici in attesa della prima parte della manifestazione in programma a Firenze.
Un viaggio di oltre 1.000 chilometri effettuato in pullman, solo per disputare la fase preliminare del torneo, in cui si sono confrontati con altri Centri provenienti da tutto il territorio nazionale. Una tre giorni di sport e grandi emozioni che, superato un po’ di nervosismo e impaccio iniziale, una volta entrati in campo, si è trasformata in gioia, partecipazione e sana competizione. I ragazzi, come sottolinea Russo, hanno messo in campo tutti i sacrifici fatti nei mesi precedenti, col massimo impegno e dimostrando una grande maturità. Un segnale che non va sottovalutato, ma che piuttosto evidenzia come il coinvolgimento di realtà non facili come gli Sprar in un progetto come Rete!, possa dare risultati immediati soprattutto sull’aspetto caratteriale e comportamentale dei soggetti coinvolti.
E infine il campo, l’altro punto centrale di questa iniziativa, sul quale i ragazzi di Vizzini non hanno sfigurato ma, vivendo davvero appieno questa esperienza, hanno guadagnato prima la semifinale, disputata sul terreno di Coverciano e, in seguito, l’ambita finalissima in programma sempre nella casa della Nazionale.
Possibilità di accesso allo sport, impegno e sacrificio si sono quindi tradotti in emozioni positive, gioia, nuove amicizie e miglioramenti nel comportamento: minor nervosismo, puntualità e un aumento della serietà nell’impegno preso. Risultati importanti, considerando le realtà coinvolte e la genesi di un’iniziativa che ha appena tre anni, ma che sta diventando un esempio progettuale sia sportivo che scientifico e didattico.
Lodi
Venti ragazzi in tutto, residenti nelle due Cooperative Le Pleiadi del lodigiano, che hanno trovato una nuova occasione di vita nel sistema dei Progetti Sprar e, per la prima volta dall’avvio del Progetto, anche la possibilità di partecipare a Rete!. Un nuovo inizio che, grazie alla collaborazione tra il Servizio Centrale Sprar e la Federazione, li ha coinvolti in un’attività sportivo-formativa che li ha subito conquistati, accogliendo anche chi si è aggregato ad allenamenti in corso, in un naturale processo di integrazione.
Il campo, la prospettiva del torneo, il rapporto con il tecnico FIGC, dal quale avevano voglia di imparare e migliorare, hanno generato entusiasmo e un impegno non così marcato in altre attività, come raccontano gli operatori del Centro. L’euforia per il calcio, affrontato con quella serietà da squadra vera, si è trasformato in puntualità e spirito di solidarietà, soprattutto verso quei ragazzi meno dotati sul piano tecnico, che sono stati spronati e in alcuni casi protetti dalle difficoltà che hanno incontrato, in particolare nella seconda fase del progetto, quando si sono dovuti confrontare con coetanei di altre strutture.
Facendo un passo indietro, nell’arco di poche sedute l’attività sportiva, unita a quella formativa, è diventata la loro routine, dentro e fuori dal campo, assumendo un peso sempre maggiore nelle loro vite e sviluppando un senso di coesione che in altre circostanze non è così palpabile.
Come già riscontrato in altre situazioni, la partecipazione agli allenamenti, cadenzati sui due-tre a settimana, non solo ha sedimentato tra loro un vero spirito di squadra, ma ha avuto soprattutto un sensibile influsso sul carattere e sul comportamento di questi adolescenti. La serietà con cui hanno affrontato questa esperienza, li ha resi più maturi e responsabili, permettendogli di impegnarsi anche nelle altre attività extra calcistiche degli Sprar dove risiedono.
E’ chiaro che l’emozione più grande, la prima di tante altre, è stata il viaggio verso Firenze. Molti di loro non erano mai stati fuori dal Centro per più giorni e, nonostante il viaggio all’alba, divisi in quattro auto, sono arrivati a destinazione con la consueta energia.
E in campo, come fa ogni squadra che si rispetti, hanno semplicemente applicato ciò che avevano appreso nel corso degli allenamenti settimanali. Non per competitività, perché come sottolineano gli operatori del Centro, non hanno vissuto la manifestazione con l’obiettivo della vittoria, quanto piuttosto per la curiosità verso gli altri avversari, alcuni dei quali che avevano conosciuto nella prima fase di accoglienza in Italia, altri con cui hanno semplicemente avuto modo di instaurare delle amicizie.
Da esordienti assoluti in un Progetto giunto alla sua terza edizione, la squadra di Lodi ha poi stupito tutti, guadagnandosi gara dopo gara un posto prima per la semifinale di Coverciano e, dopo aver superato la formazione di Milazzo, conquistando la finale del 5 giugno, che si disputerà sempre a Firenze.
Al di là della felicità per l’obiettivo raggiunto, che i ragazzi hanno vissuto come una loro conquista, più che altro per aver dimostrato il loro valore e non aver sfigurato, nei giorni successivi alla trasferta fiorentina, la maturità sviluppata nei mesi precedenti, gli ha permesso di tornare ben presto alla normalità.
La finalissima di Coverciano non è dunque un’ossessione, non c’è la proiezione verso la vittoria come risultato ultimo, quanto piuttosto un’opportunità per proseguire in un’esperienza che, attraverso lo sport, ha consegnato a questi ragazzi, e agli stessi operatori, un bagaglio di responsabilità, solidarietà e rispetto reciproco. Proprio quei valori che la Federazione, attraverso il Settore Giovanile e Scolastico, pone al centro di ogni sua attività.