Pellegrini, un presidente gentiluomo nella ‘Hall of Fame’: “La mia Inter più forte di quella del Triplete”
Il presidente dello Scudetto dei Record si racconta tra passato e presente: “Rummenigge era eccezionale, sarebbe stato bello vederlo giocare insieme a Barella e Lautaro Martinez”. E sul derby di Champions: “Inter favorita, ma spesso non vince chi è favorito…”mercoledì 10 maggio 2023
Si sono lasciati quasi trent’anni fa, ma lui la ama ancora. Lui è Ernesto Pellegrini, 17° presidente della storia dell’Inter e nuovo membro della ‘Hall of Fame del Calcio Italiano’. Entra a far parte di un sodalizio prestigioso, un riconoscimento più che meritato per un imprenditore che si è fatto da solo, un dirigente appassionato e competente che dopo aver conquistato lo Scudetto dei Record (58 punti in 34 partite nella stagione 88/89, quando la vittoria valeva 2 punti) nel 1991 riportò l’Inter a vincere in Europa dopo 26 lunghissimi anni di digiuno: “Ringrazio la Federazione e chi ha proposto di premiarmi”, esordisce al telefono per poi ricordare il primo incontro con la sua amata. È il 4 aprile del 1954, a San Siro si gioca Inter-Juventus, scontro diretto tra le due candidate ad uno Scudetto che si sarebbe deciso nelle ultime due giornate, con i nerazzurri capaci di vincere in volata il loro settimo titolo. In tribuna c’è anche un ragazzo di tredici anni, inconsapevole che trent’anni più tardi sarebbe riuscito a regalarsi la sua squadra del cuore: “Era la mia prima volta allo stadio. Vincemmo nettamente (6-0, ndr), dominando la partita. Da allora il legame è diventato sempre più forte. E nel 1984 ho acquistato l’Inter da Ivanoe Fraizzoli”. A prezzi ben diversi da quelli attuali: “L’ho pagata meno di sei miliardi di lire”.
Un decennio più tardi Pellegrini passerà il testimone a Massimo Moratti, anche lui tra i membri della ‘Hall of Fame’: “Lo stimo molto, ogni tanto ci sentiamo. Anche perché con la sua azienda è un mio cliente. No, di Inter non parliamo, ultimamente Massimo non viene allo stadio”. Pellegrini e Moratti, due presidenti tifosi in un mondo dove i grandi mecenati non trovano più spazio: “Il nostro era un calcio più romantico. Ma il calcio è fatto di cicli e magari tra qualche anno tornerà la figura del ‘presidente-tifoso’. Io me lo auguro…”. La domanda nasce spontanea. Più forte l’Inter dello Scudetto dei Record o quella del Triplete?: “La mia – la risposta lapidaria di Pellegrini – ma ammetto che potrei non essere obiettivo. Quella squadra vinse poco per le potenzialità che aveva, diciamo che moralmente avremmo meritato anche lo Scudetto del ‘90/’91. In alcune partite, compreso lo scontro diretto con la Sampdoria, gli arbitri ne hanno combinate davvero di tutti i colori. Purtroppo all’epoca non esisteva il VAR”.
Se Moratti ha portato all’Inter tanti campioni, su tutti Ronaldo il Fenomeno, Pellegrini non è stato da meno. Grazie a lui sono arrivati a Milano i vari Rummenigge, Matthäus, Klinsmann, Brehme, Sammer, Ramon Diaz, Passarella, Scifo: “È vero, ho acquistato tanti grandi giocatori. Se devo fare un nome dico Rummenigge: ho visto in lui un uomo che poteva assomigliarmi come carattere e come modo di intendere il calcio e la vita. Una persona eccezionale, che ha dato un segno importante alla mia presidenza”.
La Germania che si è laureata Campione del Mondo a Italia ’90 aveva le sue solide fondamenta in quei leader tecnici e carismatici scelti da Pellegrini per portare in alto la sua Inter: “I giocatori tedeschi mi sono sempre piaciuti. Ragazzi forti, seri, campioni veri. Forse quello che ha reso meno è stato Sammer, che poi avrebbe vinto il Pallone d’Oro. L’allenatore (Bagnoli, ndr) gli preferiva Šalimov, cederlo fu un errore”. Un altro grande acquisto di Pellegrini risponde al nome di Oliver Bierhoff, che però la maglia dell’Inter non l’ha mai indossata. All’epoca i club non potevano avere più di tre stranieri: “Ho dovuto girarlo all’Ascoli. Un giorno il presidente Rozzi venne da me e mi accusò di avergli rifilato un bidone: ma Oliver era un giocatore formidabile, come poi ha ampiamente dimostrato in carriera. Aveva solo bisogno di ambientarsi, di adattarsi al nostro calcio. Come caratteristiche mi ricordava molto Aldo Serena”.
Giocando con la macchina del tempo, Pellegrini non ha dubbi ad indicare quali giocatori dell’Inter attuale avrebbe voluto nella sua Inter: “Barella e Lautaro. Barella è un piccolo Matthäus, è un centrocampista completo che gioca ogni partita mettendoci cuore e anima. E Lautaro nella mia squadra avrebbe fatto faville: mi piace che si faccia il segno della croce prima di entrare in campo, mi sembra un ragazzo serio”. I tifosi nerazzurri si augurano che il campione argentino faccia la differenza anche nel derby di Champions: “Non sono scaramantico. Siamo favoriti, ma purtroppo molto spesso le squadre favorite non rispettano i pronostici. Del Milan mi piace tantissimo Leao, è un giocatore fenomenale. Contro di noi non ci sarà? Vediamo, non si sa mai…”. E Pellegrini ci sarà? “Stasera no, ma al ritorno sarò in tribuna”. Pronto a innamorarsi ancora una volta della sua Inter.
Credit Foto www.inter.it