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Festa tricolore a Rizziconi: applausi, commozione e un messaggio ai giovani

domenica 13 novembre 2011

Festa tricolore a Rizziconi: applausi, commozione e un messaggio ai giovani

Il giorno speciale degli Azzurri è iniziato verso le 11.30 quando il charter con a bordo la Nazionale è atterrato all'aeroporto di Lamezia Terme, proveniente da Roma. Cesare Prandelli e i giocatori si sono quindi trasferiti in pullman a Rizziconi, piccolo comune in provincia di Reggio Calabria per allenarsi e disputare e un quadrangolare su un campo di calcetto costruito su un terreno sequestrato alla ‘ndrangheta. Un migliaio di persone, soprattutto bambini, ha accolto la comitiva azzurra - tra eccezionali misure di sicurezza – con grande entusiasmo. Una festa tricolore: sugli spalti spiccano cappellini bianco, rosso e verdi, mentre dall’altoparlante riecheggiano le note di “Urlando contro il cielo” di Ligabue.

Un’iniziativa speciale partita da Libera e dall'U.S. Acli, e accolta con entusiasmo dalla Figc e dal Commissario tecnico Prandelli, con l’intento di lanciare un messaggio ai giovani che non usufruiscono di quel terreno di gioco per le intimidazioni delle cosche locali. Al fianco della Figc c’è anche Rino Gattuso, lontano da mesi dai campi di calcio, calabrese doc, e simbolo della Nazionale campione del Mondo 2006.

Accompagnato dal direttore generale Valentini, dal ct Prandelli e da tutto lo staff azzurro, il presidente Abete ha portato il messaggio della Figc, parole che invitano a riflettere e a portare l’attenzione in luoghi come quello di Rizziconi perché le cose possono cambiare: “Siamo commossi e orgogliosi – ha dichiarato Abete – di avere aderito a questa iniziativa, un modo per trasferire certi valori e dare aiuto a questa terra per credere nel futuro. Questo è un momento importante per il nostro Paese che festeggia il 150° anniversario dell’Unità, spero che sia di buon augurio per tutti e in particolare per voi che da anni combattete questa battaglia”.

Il messaggio di Don Ciotti di Libera è chiaro e pieno di significati: “Dobbiamo tutti riflettere su una cosa, se stiamo realmente dando un senso a questo gesto: o ci impegniamo tutti a sostegno di questa battaglia, oppure le cose non cambiano. La mafia non è solo in Calabria, ma in tutto il Paese: siamo particolarmente grati alle forze dell’ordine per il loro impegno, ma la mafia non morirà mai se non si affrontano politiche sociali incisive, a cominciare dalla tutela del lavoro. Dobbiamo mettere la mafia in fuorigioco e voi calciatori potete darci una mano, trasmettere il vostro messaggio, facendo in modo che lo sport sia pulito e trasparente”.

Con le pettorine di quattro colori diversi, gli Azzurri hanno portato la solidarietà del mondo sportivo dando vita ad un mini torneo come ragazzi qualunque su un  campo qualunque. Molti di loro imbarazzati di fronte alla semplicità, soprattutto davanti a racconti drammatici come la testimonianza dei genitori del piccolo Domenico Gabriele, Giovanni e Francesca ucciso da una pallottola vagante mentre giocava a calcetto. “Bisogna smuovere le coscienze per combattere la criminalità”, ha dichiarato Buffon. Ma la frase più ricorrente tra gli azzurri è stata: “Ci siamo sentiti piccoli”, di fronte ad una realtà con problematiche troppo grandi.

E’ stata comunque una festa in piena regola, alla quale hanno partecipato tutte le autorità locali: oltre a Don Ciotti di Libera, erano presenti il presidente della Regione Calabria Scopelliti, il commissario straordinario del Comune di Rizziconi Gallo, il Prefetto di Reggio Calabria Varratta, l’Arcivescovo di Oppido e Palmi Luciano Bux. La Nazionale ha ricevuto in dono un pallone con una scritta importante: “Dai un calcio al pizzo. Il pizzo è una palla piede”.