Domani a Benevento Azzurrini in campo contro la Francia per il Quarto di finale
L’ex calciatore Filippo Corti, che ha vinto l’Universiade nel 2015 in Corea del Sud: “La squadra la sta vivendo nel modo giusto, consapevole che si tratta di una grande opportunità”lunedì 8 luglio 2019
Grande attesa a Benevento per l’arrivo della Nazionale Universitaria, che domani sera allo stadio “Ciro Vigorito” (ore 21) scenderà in campo per il quarto di finale contro la Francia. Una partita importante per gli Azzurrini, in particolare per Filippo Corti, ex giocatore di Pro Sesto, Tritium e Varese che vanta un bel primato: quello di partecipare a 3 Universiadi e averne vinta una. “E ho giocato tutte le partite – ricorda - nelle prime due edizioni da titolare, la terza come riserva”.
Segretario Generale del CUS Roma Tor Vergata, Tutor e Docente al Corso di Scienze Motorie Curriculum Calcio, rappresentante dell’AIC per relazioni con la FIFPro, Corti è all’Universiade di Napoli, perché fa parte della segreteria organizzativa della delegazione italiana del CUSI, ma è sempre giocatore nell’anima. Quando parla della sua esperienza passata gli occhi gli si illuminano: “Vestire la maglia azzurra, rappresentare il proprio Paese è qualcosa di meraviglioso. Ti dà una spinta pazzesca, specie quando sei fuori casa”.
Perché lui le ha giocate tutte all’estero, le Universiadi, e quella che ha vinto era in Corea del Sud nel 2015: “Avevamo tutto lo stadio contro, ovviamente. C’erano 10.000 coreani che tifavano per la propria Nazionale. Ma poi vincemmo la finale in modo perentorio, 3-0, e fu una gioia pazzesca”. I ricordi delle altre 2? “La prima, nel 2011, fu una specie di sogno... avevo vent’anni e non riuscivo quasi a rendermene conto. Io che rappresentavo l’Italia? Una volta superata l’incredulità, il torneo era finito. Quella del 2013 la ricordo con rammarico, nonostante ci fossero le premesse giuste: ma poi girarono male tante cose, perdemmo nel girone di qualificazione, troppe cose furono sbagliate. L’ultima è ovviamente quella più felice, quella perfetta. Anche se non giocavo titolare, per la squadra ero una sorta di capitano ‘morale’ e questo per me fu un riconoscimento magnifico, perché ero stato sempre capitano sul campo”.
E l’Italia di oggi? “A me piace. C’è molto entusiasmo. I ragazzi la stanno vivendo nel modo giusto, trasformando l’esperienza in energia positiva. Mi sarebbe piaciuto giocare un’Universiade in casa. E’ una grande opportunità poter sentire l’affetto della gente vicino”.