Il programma delle squadre Azzurre in campo a novembre
11 novembre 2023
lunedì 2 luglio 2012
Un applauso sincero quello che i giornalisti hanno rivolto a Cesare Prandelli al suo ingresso in sala stampa il giorno dopo la sconfitta con la Spagna. Un applauso che ha toccato la sensibilità del Ct: "Questo applauso è stato la testimonianza che anche voi avete capito che possiamo essere orgogliosi di questa Italia. Abbiamo proposto un calcio propositivo, abbiamo messo in campo una squadra corretta e meravigliosa per tanti aspetti che sono andati oltre a quelli sportivi. Per me è un piacere e un motivo di orgoglio quando i miei colleghi di club mi chiamano per dirmi se i ragazzi si sono comportati bene. E' stato bello vedere in ogni partita la mia panchina che si alzava e andava a salutare la panchina avversaria. Tornando alle critiche le accetto sempre se sono costruttive, poco se sono violente". IL Commissario Tecnico torna su quanto di buono ha fatto la squadra in questo torneo, ma non solo: "Il nostro paese, purtroppo, per tante cose è un paese vecchio. Abbiamo avuto la forza e il coraggio di cambiare mentalità anche se poi c'è il risultato che condiziona, ma se guardiamo solo a quello non si va avanti. Tutti dobbiamo avere la forza di crederci. E' questo l'aspetto che mi preoccupa di più. Due anni fa non sapevamo neanche se ci saremmo qualificati, abbiamo avuto la forza di cambiare e abbiamo inculcato a questo gruppo la mentalità del club. Quello che chiediamo è di far crescere i ragazzi accanto ai campioni. Chiediamo di avere la possibilità di verificare ogni due mesi la crescita di questi ragazzi. Io penso di saper fare il mio lavoro, ma non possiamo fare tre allenamenti in otto mesi. Come ha detto Abete, si deve capire che una Nazionale che fa bene, fa bene a tutto il movimento. Questa è una squadra che ha fatto sognare l'Italia ". Il tecnico ripercorre poi i due anni di lavoro che hanno portato a questa finale: "Siamo partiti con un’idea e la squadra ha risposto subito bene. Questo è un gruppo fatto di ragazzi con una personalità straordinaria. Siamo stati bravi a fare squadra, su un blocco che già lavorava tutto l'anno insieme con la Juventus". Il Ct ammette che una vittoria ieri sera avrebbe fatto perdere l'equilibrio a tanti e che il cammino è ancora lungo: "Ci vuole tempo per cambiare. Forse non siamo ancora pronti per vincere, ma quando lo saremo, saremo pronti anche per rivincere. Per ieri sera ripeto che il rammarico è stato non avere due giorni in più per preparare la partita. Loro sono stati bravi a dare continuità dalle giovanili e i risultati si vedono". Prandelli ammette che a convincerlo a restare alla guida della Nazionale sia stato anche il confronto avuto con i dirigenti della Federcalcio, che gli hanno ribadito la loro voglia nell'andare avanti con questo progetto: "Ho visto che la volontà è stata la medesima e che quindi il progetto andava avanti. Ora il compito è quello di coinvolgere tutte le componenti per far sì che ci sia più sensibilità nei confronti della Nazionale. Quando ci sono gli eventi tutti sono patrioti, poi della Nazionale non frega niente a nessuno. Per esempio, guardate la Supercoppa Italiana: si gioca a Pechino il 12 agosto, noi abbiamo l'amichevole con l'Inghilterra il 16... fate voi. Si deve creare la voglia di interagire. Ieri è venuto a vederci e a sostenerci Mino Favini, grande uomo di calcio e di giovani. Questo per me è stato un grande premio. Ci vuole sinergia per creare un gran progetto insieme. Le strutture e le persone valide le abbiamo". Il Ct si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa e ammette di non aver gradito le critiche che gli sono state mosse per la convocazione nello staff di suo figlio Nicolò: "Lui è un professionista, per venire con noi non ha fatto vacanze e le cose che sono state scritte mi hanno ferito". Il Ct ripensa a questa spedizione e a questi due anni e racconta che la cosa che gli è piaciuta di più della squadra è stata la generosità: "Abbiamo organizzato una spedizione come fosse per la gente. La squadra ha cercato di avere uno spirito generoso e ci siamo riusciti in poco tempo. Le giornate straordinarie, sono state quelle con Don Ciotti, quella di Auschwitz, quella dove siamo andati a trovare i bambini malati. Piccoli gesti che a queste persone hanno dato tanto. La partita che mi è rimasta più impressa in questi due anni è stata quella di Roma contro l'Uruguay. Il mondo ci elogiava per come giocavamo e la critica locale ci attaccava perché avevamo perso. Però, lì ho capito che la squadra stava cambiando, e anche ieri sera abbiamo avuto attestati di stima da parte di tutto l'ambiente spagnolo. Cosa potevo fare di più? Forse avere più coraggio, rivoluzionare la squadra in finale, ma non sarebbe stato giusto nei confronti di chi ci aveva portato fino a lì".