Under 17: intervista a Federico Giraudo, tra calcio e scuola
martedì 12 maggio 2015
Non lo immagineresti mai, con quel viso da putto e i riccioli biondi, ma Federico Giraudo è uno di quei difensori che non vorresti mai avere contro. Arcigno, caparbio, non ti molla mai; piedi buoni e tanto generoso da lasciare un solco sulla corsia sinistra. Ormai titolare inamovibile della nazionale Under 17, viene convocato da Bruno Tedino, poco più di un anno fa, nella Under 16 per uno stage. Fa il suo esordio nella 17, lo scorso dicembre contro l’Iran, segnando il terzo goal per l’Italia. Nasce a Busca, in provincia di Cuneo e compirà 17 anni il prossimo 11 agosto.
Federico come nasce la tua passione per il Calcio?
Ho sempre avuto una passione per lo sport in generale, mi piacciono tutti. Ma, da piccolino, per strada, a casa, ovunque, avevo sempre un pallone con me. Me lo portavo a letto e mi ci addormentavo insieme. Per poi arrivare alla scuola calcio del Busca dove mio padre, agli inizi, mi accompagnava sempre. Purtroppo, papà è venuto a mancare che avevo 8 anni ed ho trovato nei miei compagni e nei tecnici il calore e l’accoglienza che mi hanno fatto continuare ad amare questo sport.
E’ stata dura…
Certo, ma insieme a mia madre e a mio fratello abbiamo costruito un rapporto talmente solido che la famiglia rimane il mio punto di riferimento costante. Mia madre è la persona con cui mi apro di più, a cui confido ogni cosa; con lei e mio fratello, costruisco giorno dopo giorno la mia forza interiore e imparo a riconoscere i valori fondamentali della vita. Sono qui, in Bulgaria e mi seguono in questi Europei Under 17.
E quali sono i valori che contano?
La famiglia, vivere bene con i miei amici nel mio paese, dove ogni giorno mi piace tornare.
Tornare? Da dove?
Io gioco negli Allievi Nazionali del Torino. Esco ogni giorno alle 7 e torno la sera alle 8; finisco scuola, prendo il treno insieme ad altri tre miei amici che giocano con me, mi alleno e ritorno a casa.
Il Torino, la squadra del tuo cuore…
Veramente da piccolino mi piaceva la Juventus ma oggi il mio cuore è granata. Una grande società, dalle solide tradizioni, che mi sta insegnando molto. Il mio tecnico, De Maria, lo ascolto molto.
Immagino che con lo studio avrai seri problemi…
Frequento il Liceo Classico Statale Silvio Pellico, a Busca. Studio in treno, nei momenti di pausa ed ho una buona media (del 7,5). Tutta la classe mi aiuta, in particolare tre miei compagni che mi aggiornano costantemente, in tutte le materie. Anche i professori sanno del mio impegno calcistico e fanno del tutto per starmi vicino. Senza tutti loro, non sarei mai potuto riuscire.
Qualche materia in preferenza?
Quelle umanistiche. Una passione, oltre quella per il pallone, che condivido con mio fratello: studia con profitto Lettere.
Un libro in particolare?
Qualche tempo fa la scuola mi ha dato da leggere La luna e i falò di Cesare Pavese. Mi è piaciuto molto.
Perché?
Ci ho trovato tante similitudini. E’ la storia di un orfano che, emigrato, nell’immediato dopo guerra torna nel suo paese nella Valle del Bembo, in Piemonte. Per scoprire, alla fine, che tutta la sua vita è lì, in quella vallata, in quei vigneti, nel suo paese.
Quando parla, a Federico brillano gli occhi. E’ semplice e diretto, come quando dice che nella vita non bastano i piedi, perché tutto può finire, all’improvviso; e che è importante occuparsi di tutti gli aspetti, ascoltando la vita, condividendola con gli amici e i propri cari. Fino a dire che l’avventura con la Nazionale, qui in Bulgaria è l’avventura più bella che abbia mai vissuto, il suo sogno da bambino: ”Non so dove mi porterà il Calcio ma mi piacerebbe continuare a studiare. Medicina, l’altro mio sogno. Vorrei studiare medicina. Per diventare medico, come mio padre”.
Domani al ‘Lazur Stadium’ di Bourgas (ore 19 locali, le 18 italiane – diretta su Eurosport 1) andrà in scena Italia-Olanda, vero e proprio spareggio per il passaggio del turno all'Europeo Under 17.