Sempre più partite e più impegni per i giocatori: quale calcio d’élite avremo nel 2030?
Alcuni studiosi si sono chiesti quali possano essere le possibili conseguenze, fisiche e mentali, per i calciatorimercoledì 27 maggio 2020
È stato pubblicato sulla rivista scientifica ‘Scandinavian Journal of Medicine and Science in Sports’ un articolo - a firma del responsabile del ‘Laboratorio di Metodologia dell’allenamento’ del Settore Tecnico, Carlo Castagna – dal titolo ‘Elite football of 2030 will not be the same as that of 2020: Preparing players, coaches, and support staff for the evolution’.
Il brano - scritto con la collaborazione degli studiosi George P. Nassis, Andrew Massey, Philipp Jacobsen, Joao Brito, Morten B. Randers, Magni Mohr e Peter Krustrup – analizza come possa cambiare il calcio da qui al 2030, con tutte le conseguenze che ne possano derivare per il giocatore, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Come viene sottolineato dagli stessi autori, infatti, “l’obiettivo di questo articolo è quello di esplorare l’evoluzione del gioco e di ipotizzare quale possa essere l’impatto sulle performance dei giocatori e sulla loro salute, sia mentale che fisica, vista l’evoluzione tattica e organizzativa del calcio”.
Gli studiosi si prefigurano infatti vari scenari, visto che già negli ultimi dieci anni il calcio ai massimi livelli ha già aumentato il numero delle partite e che questa crescita continuerà (Mondiale per Club a 24 squadre, Mondiale per Nazionali a 48 squadre dal 2026), oltre al fatto di disputare la prossima Coppa del Mondo in Qatar durante un periodo dell’anno ‘inusuale’.
L’articolo è scaricabile dal sito della casa editrice Wiley.