“La Coppa è un’emozione unica, una sensazione magnifica! La certezza di essere entrati tutti nella leggenda, pensa che oggi mi commuovo più di allora!”. Fabio Cannavaro ricorda così le sensazioni provate nel momento in cui ha alzato la Coppa del Mondo in Germania nel 2006. La decisione di salire sul tavolino è stata presa sul momento: “Non sapevo come fare, poi ho visto un tavolino e ho capito che avrei potuto alzare la Coppa salendoci sopra: se vedi l’immagine, io sono in alto e tutta la squadra è sotto. Prima di salire, però, ho detto a Fabio Grosso e a Marco Materazzi: ‘Tenetemi per le gambe, perché se cado di qui di Mondiale c’è solo la figura che faccio davanti a tutti!”. Ripercorrendo tutto il cammino della squadra di Lippi, l’ex capitano si sofferma in particolare su una partita, quella con la Germania: “All’uscita dal tunnel, dopo aver stretto la mano all’ultimo dei giocatori tedeschi schierati a centrocampo per il saluto che precede la partita, mi sono girato, dietro di me c’era Buffon, lo guardo e gli dico: ‘Gigi siamo in finale’. Lui stupito mi risponde: ‘Fabio, ma sei matto, cosa dici?’ e io: ‘Hanno paura, di undici nessuno ha avuto il coraggio di guardarmi negli occhi, tranquillo ce li siamo già fumati’. Per quattro giorni avevamo sentito dire sempre le stesse cose: l’Italia gioca male, è difensivista, la pizza, gli spaghetti… Si giocava a Dortmund, nel loro stadio preferito, dove non avevano mai perso, dove tutto era pronto per la loro festa”. Proprio a Buffon, suo erede con la fascia al braccio, Cannavaro dedica un discorso a parte: “Ha un senso della posizione straordinario, soprattutto nei tiri da fuori area è sempre piazzato benissimo e blocca la palla con una grande facilità. Questo per chi calcia è veramente devastante. Nedved, nella partita con la Repubblica Ceca, a un certo punto mi viene vicino e mi dice: 'ma gol a quello come lo faccio?' ”.
L’intervista integrale a Fabio Cannavaro, realizzata da Cesare Barbieri, si trova su Il Nuovo Calcio.