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La storia della Nazionale ai Mondiali

giovedì 22 maggio 2014

La storia della Nazionale ai Mondiali
Con quattro titoli mondiali, seconda come palmares solo al Brasile “pentacampeon”, l’Italia è stata quasi sempre tra le protagoniste del torneo iridato. Che tra la Nazionale e la Coppa del Mondo ci fosse feeling si è capito subito, dalla prima partecipazione nel 1934, quando  fu proprio l’Italia a ospitare e ad aggiudicarsi la seconda edizione del torneo, disputato per la prima volta in Uruguay, quattro anni prima. Un amore a prima vista quello tra gli Azzurri e il Mondiale, suggellato nel 1938 in Francia, grazie al secondo successo consecutivo della Nazionale allenata da Vittorio Pozzo. Una squadra ricca di campioni, con il trio Colaussi-Piola-Meazza capace di piegare nei quarti di finale la Francia, il Brasile in semifinale e l’Ungheria nella finale giocata a Parigi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, e la mancata disputa delle edizioni del ’42 e del ’46, l’Italia andò a giocare nel 1950 in Brasile, nonostante la tragedia di Superga (1949), nella quale persero la vita molti giocatori del Grande Torino e della Nazionale. La squadra azzurra fu eliminata nella fase a gironi dopo la sconfitta con la Svezia, che rese inutile il successo con il Paraguay, in un Mondiale vinto dall’Uruguay grazie all’insperato successo con il Brasile nella gara decisiva del girone finale. Nel 1954 in Svizzera - la prima edizione del Mondiale trasmessa in televisione - l’Italia si arrese ancora una volta nella fase a gironi. Gli Azzurri non si qualificarono nemmeno per il Mondiale svedese del 1958, a causa della sconfitta patita dall’Irlanda del Nord nella fase eliminatoria. Nel settimo Campionato del Mondo, in programma nel 1962 in Cile, la Nazionale esordì pareggiando (0-0) con la Germania. Le fu quindi fatale la sconfitta nella seconda gara con i padroni di casa del Cile, in una gara violenta, caratterizzata da un arbitraggio più che discutibile che vide l’Italia soccombere 2-0 e chiudere la partita in nove uomini a causa di due espulsioni. Il 3-0 nel terzo incontro con la Svizzera non fu sufficiente per passare il turno. Da dimenticare fu anche il Mondiale del 1966 in Inghilterra, con la clamorosa eliminazione dell’Italia ad opera della Corea del Nord. Dopo il 2-0 all’esordio con il Cile, gli Azzurri furono sconfitti 1-0 dall’Urss, e divenne fondamentale la terza partita del girone contro la modesta Corea: a decidere il match, che vide l’Italia costretta a giocare in inferiorità numerica a causa dell’infortunio di Bulgarelli, fu la rete dell’ormai celebre Pak Doo Ik. Il riscatto arrivò quattro anni più tardi nel Mondiale di Messico ’70 quando l’Italia, Campione d’Europa in carica, raggiunse la finale e fu battuta solo dal grande Brasile di Pelé. L’inizio non era stato dei più promettenti, con il passaggio del primo girone, conseguito in virtù del successo di misura sulla Svezia e dei pareggi con Uruguay e Israele. Dopo il 4-1 nei quarti con i padroni di casa del Messico, l’Italia affrontò la Germania in una semifinale diventata memorabile: in vantaggio con Boninsegna, gli Azzurri furono raggiunti a tempo scaduto da Schnellinger, che portò i tedeschi ai supplementari. Al termine di una vera e propria altalena di emozioni, fu Gianni Rivera a realizzare, nei tempi supplementari, la rete del definitivo 4-3. In finale il Brasile mise fine ai nostri sogni con un perentorio 4-1, che valse alla selezione verdeoro la seconda Coppa Rimet della propria storia. Nel 1974 in Germania l’Italia fu eliminata nella prima fase. Dopo il successo con Haiti all’esordio, e il pareggio nel secondo match con l’Argentina, sarebbe bastato un pareggio con la Polonia per passare il turno, ma gli Azzurri, sconfitti per 2-1, tornarono a casa tra le polemiche. Andò meglio quattro anni più tardi in Argentina, quando l’Italia impressionò tutti per il bel gioco, superando agevolmente la prima fase in virtù dei successi con la Francia di Platini, l’Ungheria e i padroni di casa biancocelesti, che avrebbero poi conquistato il trofeo, con una sola sconfitta subita: quella contro la nostra Nazionale. Dopo il pareggio con la Germania Ovest e il successo di misura con l’Austria, la corsa degli Azzurri si fermò in semifinale con l’Olanda (2-1). La crescita mostrata nei Campionati del Mondo precedenti portò la Nazionale a vincere il ‘Mundial’ di Spagna ’82, nonostante le premesse non lasciassero ben sperare. Criticata per il gioco espresso e dopo aver stentato nella prima fase, superata grazie a tre pareggi con Polonia, Perù e Camerun, l’Italia di Bearzot si esaltò nella seconda fase, qualificandosi clamorosamente alla semifinale. Decisivi furono il successo con l’Argentina e l’ormai celebre 3-2 inflitto al Brasile, con la tripletta decisiva di uno scatenato Paolo Rossi. In semifinale gli Azzurri superarono la Polonia (2-0), e si laurearono per la terza volta Campioni del Mondo nella finale disputata allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid con la Germania, vinta 3-1 grazie alle reti di Rossi, Tardelli e Altobelli. Qualificata d’ufficio come Campione del Mondo in carica, al Mondiale di Messico ’86 la Nazionale di Bearzot non riuscì a ripetersi. Superata a stento la prima fase grazie ai pareggi con Bulgaria e Argentina e al successo di misura con la Corea del Sud, l’Italia fu eliminata agli ottavi di finale dalla Francia di Michel Platini. Con Azeglio Vicini in panchina, la Nazionale tornò a splendere al Mondiale di Italia ’90. Dopo i tre successi nel girone con Austria, Stati Uniti e Cecoslovacchia arrivarono le vittorie agli ottavi con l’Uruguay e ai quarti di finale con l’Eire. Una difesa ermetica e lo straordinario stato di grazia di Totò Schillaci furono alla base del cammino impetuoso della Nazionale. Le ‘Notti Magiche’ degli Azzurri si interruppero bruscamente a Napoli, in una semifinale stregata con l’Argentina: dopo il gol del vantaggio di Schillaci, Caniggia mise fine all’imbattibilità di Zenga, portando i sudamericani ai supplementari. Ai rigori gli errori dal dischetto di Donadoni e Serena condannarono l’Italia, che concluse il Mondiale al terzo posto, grazie al successo nella finalina di Bari con l’Inghilterra. Una cavalcata e un epilogo analogo segnarono il Mondiale degli Azzurri a Usa ’94. Con Arrigo Sacchi in panchina, l’Italia fu sconfitta all’esordio con l’Irlanda, e rischiò di essere eliminata con la Norvegia, dopo essere rimasta in inferiorità numerica per l’espulsione di Pagliuca. Un gol di Dino Baggio regalò il successo all’Italia, che riuscì a passare il turno grazie al pareggio con il Messico. Sotto per 1-0 e in dieci uomini a causa dell’ingiusta espulsione a Zola, la Nazionale rischiò nuovamente di tornare a casa agli ottavi di finale con la Nigeria. Il ruolo del salvatore della patria toccò a Roberto Baggio che, con una doppietta, trascinò l’Italia ai quarti. Fu sempre il numero dieci azzurro a risolvere i match con Spagna e Bulgaria, ma un destino beffardo lo relegò a sfortunato protagonista di una finale tutt’altro che spettacolare con il Brasile, quando fu proprio Baggio a calciare sopra la traversa il penalty decisivo. Ancora un rigore, stavolta calciato dall’attuale tecnico dell’Under 21 italiana Luigi Di Biagio, fu fatale alla Nazionale nei quarti di finale del Mondiale francese del ’98. Gli Azzurri, dopo aver pareggiato con il Cile all’esordio, passarono il turno battendo Camerun e Austria. Agli ottavi di finale un gol di Vieri decise la sfida con la Norvegia, ma la corsa dell’Italia si interruppe a Parigi contro i padroni di casa della Francia. Beffarda fu anche l’eliminazione dell’Italia al Mondiale del 2002 di Giappone e Corea. La squadra guidata da Giovanni Trapattoni, due anni prima finalista all’Europeo con Zoff in panchina, faticò a passare il turno. Dopo la vittoria con l’Ecuador, arrivò infatti l’inaspettata sconfitta con la Croazia, e solo un gol di Del Piero nei minuti finali regalò all’Italia il pareggio con il Messico e la qualificazione agli ottavi. La sfida con la Corea del Sud, condizionata dalla pessima direzione di gara dell’arbitro Moreno, vide gli Azzurri eliminati ai supplementari dal gol di Ahn (2-1 il finale). Il riscatto arriverà quattro anni più tardi al Mondiale di Germania 2006. Gli Azzurri di Marcello Lippi, alle prese con una vigilia caratterizzata dalle scorie dello scandalo di “Calciopoli”, superarono all’esordio il Ghana e, dopo il pareggio con gli Stati Uniti, si qualificarono per gli ottavi, grazie al successo per 2-0 con la Repubblica Ceca. Un rigore di Totti nel finale di gara, con l’Italia ridotta in dieci uomini per via dell’espulsione di Materazzi, ci regalò la vittoria con l’Australia, mentre ai quarti ci pensarono Zambrotta e Toni con una doppietta a spazzare via l’Ucraina. In semifinale a Dortmund, contro i padroni di casa della Germania, decisero il match le reti ai supplementari di Grosso e Del Piero. L’Italia arrivò così alla finale di Berlino. La Francia si portò in vantaggio grazie a un rigore trasformato da Zidane, con un pregevole ‘cucchiaio’, ma Materazzi, di testa, rimise tutto in discussione. Ai calci di rigore, dopo l’errore decisivo di David Trezeguet, ci pensò Fabio Grosso a mandarci in paradiso. Il bis non riuscirà quattro anni più tardi. Con Lippi nuovamente in panchina, l’Italia partì per il Mondiale sudafricano con tutte le credenziali per superare un girone tutt’altro che proibitivo. Invece, dopo gli inaspettati pareggi con Paraguay e Nuova Zelanda, gli Azzurri furono sconfitti 3-2 dalla Slovacchia di Marek Hamsik, che li costrinse così ad abbandonare ogni sogno di gloria.