In un’intervista a “Il Nuovo Calcio”, Cesare Prandelli e il suo vice Gabriele Pin spiegano in maniera più tecnica come lavorano con gli Azzurri, soprattutto durante la preparazione a manifestazioni importanti come il Mondiale. Il ct si sofferma in particolare sulle esercitazioni tattiche: privilegiando il gioco palla a terra, si sviluppano dei “triangoli” che ruotano. Cosa s’intende per triangoli? “Per esempio, allarghiamo i difensori centrali, gli esterni si alzano, i centrocampisti si propongono e cerchiamo lo sviluppo del gioco. E’ fondamentale poi ruotare il triangolo in modo da dare sempre due o più riferimenti al portatore”. Le esercitazioni utilizzate per sfruttare le caratteristiche di palleggio del centrocampo azzurro sono quelle classiche: a tocchi limitati o obbligati oppure con gli attaccanti che agiscono liberi per sollecitare i dribbling, mentre i difensori devono giocare di prima. Un esercizio particolarmente caro a Prandelli è quello in cui la linea difensiva è costretta a scalare in avanti, costringendo così i difensori a fare un lavoro insolito per la tradizione italiana che, ammette il ct, li abitua a rientrare e a coprire. Ammette che la difesa a tre è una possibilità, ma predilige comunque quella a quattro, perché poi “quando arrivi a cavallo della linea mediana servono piedi da centrocampisti” e giocare a tre significa, in realtà, difendere a cinque.
L’aspetto fisico, in Brasile, farà ovviamente la differenza: Prandelli ricorda che, durante la Confederations Cup, in molti chiedevano il cambio nella ripresa e, ovviamente, non poteva sostituirli tutti. Per questo motivo, sono fondamentali i test svolti durante il raduno e nello stage di aprile scorso.
Con Pin, spesso, dividono la squadra in due gruppi su campi adiacenti, in modo tale da favorire più facilmente lo scambio dei giocatori. Di solito, uno lavora sulla difesa e l’altro sull’attacco, scambiandosi poi i ruoli in corso d’opera. L’aspetto più difficile, precisa il secondo del ct, è la mancanza di tempo, che li ha portati a diventare dei veri esperti nel monetizzare al massimo i pochi giorni a disposizione.
Un discorso a parte, dal punto di vista tattico, merita Andrea Pirlo, spesso oggetto di attenzioni particolari da parte degli avversari, che gli riservano un’attenta marcatura a uomo: “Abbiamo pensato di farlo ‘alzare’ quando è controllato da vicino, però non sempre è efficace. Allora meglio che rimanga in zona pur marcato: uno, è capace di giocare anche sotto pressione; due, si può abbassare vicino ai centrali che si allargano con i compagni di reparto che si prendono carico dell’impostazione; tre, non conviene fargli fare molta strada per niente, tanto lo seguono lo stesso. Comunque, è difficile che sia bloccato per 90 minuti, nessuno ci può riuscire”.