Un giocatore “diverso”, nelle doti fisiche e tecniche ma, soprattutto, in quella capacità di trasformare aspettativa e pressione in risultati e prestazioni, dimostrando la resilienza tipica dei campioni. I riflettori erano puntati sulla prima da Capitano viola di Federico Chiesa che, a soli 21 anni, si apprestava a condurre in campo la sua Fiorentina nell’ostica trasferta di Ferrara contro la SPAL, complice l’infortunio di Pezzella che aveva privato Pioli del suo più alto in grado.

Il risultato finale dà ragione a questa occasione concessagli, visto che il suo contributo, seppur non tradotto in gol, è stato molto incisivo al fine di eguagliare un primato che resisteva dall’era Malesani, quello dei dieci risultati utili consecutivi in trasferta.

I suoi strappi, le sue percussioni e il suo moto perpetuo sono stati la spina nel fianco dei padroni di casa. È riuscito anche a procurarsi il rigore che ha cambiato l’inerzia della partita, mettendo quindi lo zampino anche in un momento topico. Un vero “crack” che ha onorato quella prestigiosa fascia indossata per la prima volta attorno al braccio.