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STORIA: DAGLI INSULTI ALLE ACCLAMAZIONI

venerdì 13 luglio 2012

STORIA: DAGLI INSULTI ALLE ACCLAMAZIONI

Il 9 febbraio 1930 si stava disputando l'amichevole Italia-Svizzera. Era la gara di esordio in Nazionale di un giovane Giuseppe Meazza, preferito dal ct Adolfo Baloncieri all'attaccante napoletano Attila Sallustro.

 

L'incontro purtroppo era cominciato male. Gli Azzurri avevano subito una doppietta dagli elvetici, e i tifosi avevano preso a protestare recriminando la non convocazione dell'attaccante partenopeo.

 

La madre di Meazza, presente allo stadio per assistere al debutto del figlio, scoppiò in lacrime all'udire gli insulti dei tifosi rivolti al suo "balilla" (ragazzo). Ma il "balilla" in questione, non era un "balilla" comune, era "Il Balilla". Così, in poco più di un quarto d'ora, la situazione cambiò completamente: l'Italia raggiunse il pareggio e, poco dopo, lo stesso Meazza firmò una doppietta che regalò la vittoria agli Azzurri. Gli insulti si erano tramutati in acclamazioni.

 

Da allora la carriera azzurra di Giuseppe Meazza sarebbe durata nove anni. In quel lasso di tempo il "Pepin" fece in tempo a segnare 33 gol in 53 presenze, e a vincere due Coppe del Mondo (1934, 1938). Alla sua grandezza i cittadini milanesi (Meazza vestì sia la maglia dell'Inter che quella del Milan) gli intitolarono lo Stadio di San Siro, impianto considerato dai tifosi e dai calciatori di tutto il mondo come "La Scala" del calcio.