Clément, un fervente cuore azzurro in terra di Francia
martedì 6 novembre 2018
27 anni, una vita in Francia ma col cuore tremendamente azzurro. Questo è l’identikit di Clément, un vero esempio di passione per una Nazionale capace di travalicare i confini alpini e arrivare dritta a Chessy, un piccolo sobborgo parigino. Di padre trevigiano e mamma palermitana, ha vissuto intensamente l’attaccamento alla maglia azzurra sin dall’infanzia, “quando giocavo con addosso la maglia di Del Piero”. Nonostante oggettivi ostacoli, anche televisivi, Clément ha sempre seguito con attenzione e passione il calcio italiano, e le “domeniche trascorse davanti alla tv a guardare Quelli che il calcio e 90° minuto” sono il simbolo più autentico di questo attaccamento alle sue radici.
Ricorda benissimo la prima volta che assistette a una partita dell’Italia dal vivo. “Era il 1999, si trattò di Francia – Italia Under 21, un match dove ammirai in campo futuri campioni del mondo del calibro di Gattuso e Zambrotta”. Un amore incondizionato per l’Italia quello di Clément, così intenso da condurlo in giro per l’Europa e per il Mondo al seguito degli Azzurri. Nella sua personalissima e ammirevole “bacheca” ha potuto archiviare ben due spedizioni europee, quelle del 2012 in Polonia e Ucraina e del 2016 in Francia nonché una trasferta intercontinentale in terra brasiliana per il Mondiale 2014; un viaggio “pianificato dopo due anni di economia” come tiene giustamente e orgogliosamente a sottolineare.
La passione azzurra è stata un’altalena di emozioni uniche che ha condiviso con suo fratello attraverso momenti che sono letteralmente scolpiti nella sua memoria: dal gol di Di Natale contro la Spagna nell’Europeo del 2012, al boccone amaro della prematura eliminazione mondiale contro l’Uruguay a Natal, per finire con la gioia indescrivibile della vittoria contro la Spagna allo Stade de France datata 2016. Una sorta di riscatto per un ragazzo nato e cresciuto in Francia, ma italiano dentro al 100%, che in età scolastica, in concomitanza al periodo d’oro della Nazionale transalpina, ha dovuto subire gli sfottò dei compagni di classe dopo la roulette dei rigori del 1998 o il “golden gol” di Trezeguet nella finale di Euro 2000. La ruota, si sa, tende però a girare, e nel 2006 Clément sfogò, con gli interessi, le urla di gioia strozzate in gola da ragazzo, con la più dolce e simbolica delle vittorie, quella in finale mondiale proprio contro i “Galletti” transalpini.
C’è però una vicenda che, forse più di ogni altra, rappresenta appieno la dimensione del legame di Clément con la Nazionale, ed è legata all’Europeo di Polonia e Ucraina del 2012, dove fu presente accanto agli Azzurri per tutta la fase a gironi, prima di far ritorno a Parigi. Quando però l’Italia conquistò la finalissima di Kiev gli risultò “impossibile restare sul divano a guardare la partita”. “Prendemmo subito i biglietti aerei per Cracovia”, ricorda, “perché quelli per Kiev erano sinceramente fuori budget”. Di lì partì una vera corsa contro il tempo. “Avevamo 30 ore per fare 1000 km. Fu una staffetta: prima un bus, poi un treno, un passaggio con l’autostop e l’attraversamento della frontiera ucraina fatto a piedi per arrivare allo stadio pochissime ore prima del match, giusto in tempo per approntare con altri tifosi azzurri uno striscione ideato, prendendo spunto dalla celebre espressione di Fabio Caressa nell’immediato dopo partita della semifinale mondiale del 2006…“Siamo a Kiev, Beppe!”. La partita, lo sappiamo, non gli poté regalare alcuna gioia. Tuttavia in lui resta “l’orgoglio di aver sostenuto l’Italia fino alla fine”.
Una passione così straripante quella del nostro azzurro in terra di Francia da spingerlo già a pensare al prossimo traguardo: “sarò sugli spalti a tifare gli Azzurri a Euro 2020, voglio dare il mio contributo e spingerli alla vittoria”. È proprio il caso di dirlo. Chapeau, Clément!
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