Daniele, medico italiano a Bruxelles pronto ad assistere a Italia-USA!
Si trasferisce in Belgio per amore, ed entra a far parte della selezione italiana per il torneo di calcio a undici dedicato agli abitanti della capitale belga.domenica 18 novembre 2018
La storia di Daniele De Siati è comune a quella di molti italiani che, per ragioni familiari, hanno dovuto valicare i confini alpini e approdare all’estero, nel suo caso a Bruxelles. Allo stesso modo, però, nemmeno per un secondo ha permesso alle sue radici con l’Italia e con la sua amata Puglia di indebolirsi. Da sette anni vive nella capitale belga dove svolge la professione medica: "Ho deciso di trasferirmi al fine di ricongiungermi con colei che sarebbe diventata di lì a poco mia moglie". Un cambio di scenario non privo di ostacoli, anche di natura burocratica, che hanno fatto sì che lui, fresco di specializzazione presa nel nostro Paese, abbia dovuto fronteggiare vari impedimenti procedurali, tradottisi nella necessità di conseguire una seconda specializzazione per garantirsi l’accesso al mondo sanitario. In questo, sottolinea, “lo spirito di adattamento e l’ottimismo, virtù comuni a noi italiani, hanno giocato a mio favore”.
La cospicua comunità italiana insediata a Bruxelles “ha reso più accogliente la città” e le conoscenze accidentali con altri connazionali si sono presto trasformate in autentiche amicizie che riescono a far sentir meno la mancanza di casa, nonostante il suo ambiente di lavoro sia “prettamente belga”. “Chi fa mestieri come il mio”, evidenzia, “sa quanto sia importante avere argomenti più leggeri e passioni da coltivare, che sono una necessaria valvola di sfogo”.
Daniele ci consentirà uno sconfinamento professionale se ci permettiamo di affermare quanto per lui il calcio abbia avuto una funzione “terapeutica”. "Inizialmente mi sono associato a una squadra per un torneo di calcio a 5", spiega, "ma la svolta é arrivata quando mi é stato proposto di far parte della selezione italiana di calcio a 11 del campionato di nazionali europee di Bruxelles. Lì ho ritrovato quella sensazione di appartenenza a un gruppo, con cui condividere un obiettivo comune per di più nel gioco che é parte di me da sempre. Lo spirito di gruppo che si respira nello spogliatoio si trasporta anche nel dopo partita e aiuta a cementare i rapporti, magari davanti a una buona birra, belga, perché no?”. Daniele definisce le partite con la selezione italiana “un formidabile catalizzatore di legami, che ci fa sentire non solo parte di un gruppo, ma rappresentati dei valori e dell’identità della nostra terra”. Una descrizione davvero magnifica, a cui non occorre aggiungere altro.
Dalla maglia della selezione italiana in cui gioca a quella azzurra della Nazionale. In Daniele emergono ricordi che spaziano dalla telecronaca di Bruno Pizzul del gol di Roberto Baggio contro la Spagna ad USA ’94, “imparata a memoria” come sottolinea con un pizzico di genuino orgoglio, all’indelebile serata berlinese del luglio 2006, legata in maniera indissolubile a un importante momento della sua vita privata. “Mia moglie, finlandese e non particolarmente interessata al mondo calcistico, per usare un eufemismo, frequentava all'epoca l'università a Londra, e si sarebbe laureata il giorno dopo la finale. Inizialmente non avevo preso in considerazione tale coincidenza perché quell'anno non ci si immaginava un tale exploit della Nazionale. Quando Grosso e Del Piero segnarono contro la Germania, finalmente mi decisi a cercare un posto dove poter guardare la finale a Londra. Trovai un pub a Oxford Street. Avevo pianificato di congedarmi discretamente dalla famiglia di mia moglie, che avrei dovuto conoscere proprio quel pomeriggio, per fiondarmi a vedere la partita. Purtroppo i convenevoli durarono più del previsto, ma a un certo punto sentii dalla radiolina della guardia di sicurezza della metro scandire chiaramente il nome "Zidane". La guardia mi precisò che si trattava di un rigore. Il mio stato d'animo doveva essere abbastanza esplicito perché pochi secondi dopo eravamo tutti fuori, inclusi i suoceri finlandesi che inaspettatamente avevano compreso l'urgenza, a correre verso il primo pub con televisione. Mi ritrovai con degli sconosciuti italiani a vedere la partita e, meno di due ore dopo, con mia moglie a festeggiare a Piccadilly Circus con migliaia di italiani”.
Daniele si è rivelato non solo un fervente appassionato ma anche un competente osservatore della Nazionale. Interrogato su quali siano i giocatori del gruppo che predilige e premettendo che “stilare una lista sarà più difficile che scegliere tra il portare una bottiglia di Chianti o di Champagne a una cena tra amici”, ci rivela che Bonaventura e Cutrone sono i suoi pupilli, che reputa Insigne “il talento su cui fondare il prossimo futuro della Nazionale” e considera Florenzi “un paradigma di spirito agonistico e umiltà”; concludendo con Chiellini, Bonucci e Romagnoli che “rappresentano l’equilibrio e la professionalità da applicare in ogni ambito, anche extra calcistico”.
L’approdo degli Azzurri in Belgio per l’amichevole di martedì a Genk contro gli Stati Uniti è un appuntamento inderogabile, già fissato nell’agenda di Daniele che ci rivela un particolare che dovremmo leggere con interesse: “un mio amico belga si unirà al nostro gruppo sugli spalti e penso che assieme a lui ci saranno anche molti altri suoi connazionali, vista l’ammirazione che hanno per la nostra nazione”.
Dal check-up effettuato, risulta in atto un vera epidemia di azzurro in te, Daniele. Grazie per la tua splendida testimonianza.
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