Compie sessant'anni uno dei giocatori più forti della storia del calcio. Una leggenda adorata dai tifosi dell'Argentina, che mandò in delirio nel vittorioso Mondiale del 1986, e altrettanto amata da quelli del Napoli, città dove Diego Armando Maradona ha lasciato a dir poco un segno indelebile e non solo per i trofei vinti.

I trofei, infatti, non bastano a racchiudere la sua classe e il suo talento sconfinati.
Il suo piede mancino è stato poesia pura, ha incantato e fatto sognare.

Una parabola, quella di Maradona, iniziata all'Argentinos Juniors, dove da giovanissimo mette subito in luce doti tecniche fuori dal comune. Poi il passaggio al Boca Juniors, il club dove avrebbe chiuso la carriera nel 1997; il club con cui vince il suo primo titolo, il campionato argentino Metropolitano 1981. Una stagione, poi il trasferimento in Europa, al Barcellona, dove nel 1983 vince una Coppa di Spagna, una Coppa della Liga e una Supercoppa spagnola.

Nel 1984, l'approdo al Napoli, che Maradona trascina a livelli mai raggiunti prima. Due Scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa UEFA: questi i successi che fanno breccia nel cuore di una tifoseria e di un'intera città,

Fino al 1991, anno in cui lascia l'Italia, Maradona veste 259 volte la maglia del Napoli, realizzando 115 reti. Le sue prodezze segnano un'epoca in cui incrocia campioni del calibro di Platini, Rummenigge, Mancini, Vialli, Van Basten, Maldini, solo per citarne alcuni.

Un'impronta, quella lasciata da Maradona nel nostro calcio, che gli spalanca le porte della Hall of Fame del Calcio Italiano, di cui fa parte dal 2014, categoria Giocatore Straniero, premio che ritirò nel gennaio 2017 a Palazzo Vecchio, a Firenze. Quel giorno disse che gli sarebbe piaciuto giocare al fianco di Totti, Baggio, Del Piero, Antognoni: scelte di classe per un calciatore che la classe l'ha conosciuta come pochi altri hanno avuto in dono di conoscere.