Italia-Olanda, la lettera di un tifoso barese: "Bari per me è un giro in moto"
venerdì 25 luglio 2014
Pubblichiamo la lettera di Nicola Mancini, che descrive la città in cui è nato, Bari, dove il prossimo 4 settembre, allo Stadio San Nicola, si giocherà l'amichevole Italia-Olanda (clicca qui per l'acquisto dei biglietti).
Bari per me è un giro in moto. Non sarei in grado di dire che sono nato in una città bella per qualche motivo particolare. Roma ha il Colosseo, Milano ha il Duomo, Firenze gli Uffizi, Bari niente di tutto questo. Non è un monumento, non una strada, per me Bari è, semplicemente, un giro in moto.
In una giornata di sole, non posso rinunciare a prendere la mia vecchia vespa e, uscendo di casa, a godermi quello che, per me, è il lungomare più bello del mondo. Passando vicino al faro, è inevitabile fermarsi per guardare il mare, illuminato da una luce che sembra quasi avere un colore diverso rispetto ad altre parti del mondo. Faccio colazione in un bar, per un cornetto artigianale o, semplicemente, per un pasticciotto (no, non li fanno solo a Lecce, anche se la ricetta originale è loro). Poi riprendo la moto e ricomincio il mio giro, con l’aria in faccia e il sole che scotta. Percorrendo tutto il lungomare, si taglia in due la città per arrivare in centro, ma soprattutto, superato il porto, si può godere di quella che è la mia cartolina di Bari: nel punto in cui il mare costeggia la città vecchia e la Muraglia, quasi le fa la corte con una luce che, in determinate ore del giorno, sembra acquistare un significato mistico. Fermare la moto e scendere ad ammirare tanta bellezza è, per me, un’esperienza che andrebbe ripetuta ogni giorno della propria vita. Se si è a metà mattinata, poi, entrare a Bari vecchia per un pezzo di focaccia (quella sì, barese a tutti gli effetti) è praticamente un obbligo: sottile o doppia, con pomodoro e olive, c’è anche qualcuno che, anziché lo strutto, usa l’olio di oliva. E’ un godimento assoluto, abbinata a una birra è il massimo: spezza la fame, ma chissenefrega. Magari, passando per i vicoli della città vecchia, si compra anche un chilo di orecchiette fatte a mano, che non puoi trovare in nessun supermercato del mondo, perché la passione e la tradizione non sono merce facile da reperire su uno scaffale: con le cime di rapa, o semplicemente con un sugo al basilico, il primo per il pranzo è servito. Quando riprendo la vespa, ho l’imbarazzo della scelta: posso continuare sul lungomare, godendomi i classici lampioni che lo costeggiano, oppure proseguire su Corso Vittorio Emanuele. Scelgo la seconda strada, soprattutto se, anziché di mattina, il mio giro lo faccio di pomeriggio e, quindi, scelgo di comprare qualcosa per cena addentrandomi in centro. Anche in questo caso, c’è l’imbarazzo della scelta: braciole di carne o pesce freschissimo, bisogna solo avere il coraggio di decidere. Oppure, se non ho voglia di cucinare, opto per il classico panzerotto barese, fritto e ripieno di mozzarella e pomodoro (mi dispiace per le varianti, ma voglio sempre e solo l’originale).
Per il ritorno, ovviamente, l’itinerario che seguirò sarà sempre e solo quello del mare. Perché, per un barese fuori sede, quello che manca, quasi fino a toglierti il respiro, è il mare, il suo odore e la sua presenza, che si sentono anche quando non sei vicino. Per questo, anche se abiti nella città più bella del mondo, se non hai il mare di Bari e una moto, non ti sentirai mai a casa.