A quasi 39 anni Luca Toni ha deciso di scrivere la parola fine sul suo libro, ultimo approdo di un percorso segnato da ben 324 tappe, una per ogni gol che ha saputo mettere a referto in vent'anni di calcio professionistico.
Cresciuto nel vivaio modenese, bagna il suo esordio proprio coi colori gialloblu, nella stagione 1994/1995 in C1. Non arriva giovanissimo alla ribalta; il suo primo acuto, infatti, è quello targato 1999/2000: 15 gol col Treviso in Serie B che lo mettono nel mirino degli osservatori e lo conducono la stagione seguente in Serie A con la maglia del Vicenza.
Passato per due stagioni al Brescia dove lascia intravedere il suo potenziale, esplode definitivamente ed in modo fragoroso nel Palermo. Nel 2003/2004 abbraccia coi siciliani la sfida di puntare alla Serie A ed i fatti gli hanno dato ragione. Trascina i rosanero alla vittoria del campionato con 30 gol e torna nella massima divisione marcandone altri 20 nella stagione successiva che portano il Palermo addirittura in Coppa UEFA.
Nel 2005 passa alla Fiorentina entrando nel giro della Nazionale, sarà la sua stagione "aurea". Con 31 reti in campionato si aggiudica la Scarpa d'Oro ma è il 9 luglio successivo che tocca la vetta più alta che un calciatore possa mai immaginare di scalare, alzando nel cielo di Berlino la Coppa del Mondo con la maglia azzurra, al termine di una cavalcata epica che ebbe la sua nemesi nella finale contro la Francia, un successo capace di ripagare un'intera Nazione delle delusioni degli anni precedenti in una notte che resterà immortalata negli annali del calcio. Collezionerà 47 presenze con 16 gol in azzurro.
Forse ancora affascinati da questo corazziere capace di muoversi con sapienza anche fuori dall'area di rigore, i dirigenti del Bayern, a distanza di un anno da quel trionfo su suolo tedesco, decidono di portarlo in Baviera. Anche li, tanto per cambiare, segna gol a ripetizione tanto da diventare un beniamino del pubblico, protagonista addirittura di un tormentone musicale.
Nel gennaio 2010 torna in Italia e sfiora un clamoroso Scudetto con la Roma, sfumato sul più bello: il suo rimpianto più grande dirà. Passa al Genoa e poi alla Juventus ed ha il privilegio di siglare il primo gol che lo Stadium abbia visto entrare nelle proprie reti, nella partita inaugurale contro il Notts County del settembre 2011.
Va a giocare negli emirati, nelle fila dell'Al-Nasr lasciando presagire la fine del viaggio. Nulla di più sbagliato. Torna di nuovo in maglia Viola all'inizio della stagione 2012/2013 e segna a poco più di un minuto dal suo esordio-bis a Firenze, il lupo il vizio davvero non ha intenzione di perderlo. Si accasa quindi alla neopromossa Hellas Verona e vive letteralmente due stagioni clamorose con 44 gol messi in cascina ed il titolo di capocannoniere 2013/2014.
Chiude contro una grande timbrando il cartellino per la 324esima volta, seppur al termine di una stagione condizionata da noie fisiche continue. Lo fa nel modo dei fuoriclasse, con coraggio: un "cucchiaio" dagli 11 metri che fa esplodere la standing ovation del Bentegodi, gremito per tributare l'ultimo saluto ad un campione vero.