La Gazzetta dello Sport

Il racconto della gara da La Gazzetta dello Sport dell’11 giugno 1988 attraverso l’editoriale di Candido Cannavò e le pagelle di Lodovico Maradei

L’Editoriale di Candido Cannavò

Applauso con stizza  

Se non si chiamasse Germania, ci sarebbe proprio da mordersi le mani. Ma nulla, proprio nulla, esclude che questa operazione di stizza sia lecita lo stesso, con tutto il rispetto per il buon risultato e per la fama dei tedeschi che, oltretutto, giocavano a casa loro. Al diavolo le chiacchiere: la nostra nazionale è stata superiore in tutto, pur non avendo giocato di certo la sua migliore partita e pur avendo sofferto di una serata un po' sottotono del suo campione più bravo e celebrato, proprio lui, Gianluca Vialli.

Non sappiamo quali siano i giudizi sul livello della partita da parte di spettatori estranei. Per intensa che sia stata, bella non è apparsa di certo. Ma, al di là di ogni fattore estetico, il riepilogo mentale di quanto s’è visto, non concede dubbi, anzi è di una scarna e inequivoca linearità: il miglior gioco è stato il nostro e, nel bilancio delle vere occasioni, i tedeschi sono addirittura sovrastati. O meglio: non figurano affatto. Tanto brutta la Germania, o sono stati gli azzurri a renderla tale? Non è un’indagine da approfondire.

In realtà, smaltita ogni emotività per il risultato positivo, l’operazione “mordersi le mani” diventa necessaria e persino inevitabile. E sì, perché persino l’unico “vero” gol della partita, pur avviato da una sbandata dei tedeschi, è stato nostro. Donadoni ha compiuto un capolavoro e Mancini lo ha degnamente completato. Stava per crearsi a quel punto il clima di una delle nostre storiche serate, ma la fiscalità dell’arbitro nel punire una di quelle recitazioni un po' bulle e inutili di Zenga (che ha trattenuto a lungo la palla prima di rinviarla) ha spezzato quel momento che sapeva di piccola magia.

L’arbitro inglese Hackett non è perdonabile sia per questo eccesso un po' nevrotico, ma anche per tante altre valutazioni sballate. Quanto a Zenga, ho sentito parlare di peccato di inesperienza. Noi osiamo pensare che l’esperienza si possa fare anche senza commettere di queste sciocchezze. Fatto è che, senza quel “calcio a due” nell’area azzurra, i tedeschi la nostra porta non l’avrebbero mai vista.

Neanche questo piccolo “misfatto”, psicologicamente pericoloso, ha cambiato volto alla partita. Maldini, grandissimo dopo un incerto avvio, ci ha fatto gridare al gol. Ma era solo un’enorme occasione bruciata non si sa come da pochi passi.

Finito di morderci le mani, registriamo il messaggio che arriva da Düsseldorf. Questa giovane Italia non solo ha il diritto di esistere nell’élite d’Europa, ma persino quello di andare avanti.

Le pagelle 

di Lodovico Maradei

Donadoni il più bravo, Maldini alla distanza

  • Zenga 6 – Non ha avuto lavoro molto difficile, perché le punte tedesche non riuscivano ad arrivare con facilità al tiro. Eppure, è parso ugualmente un po' indeciso in qualche occasione. Un po' ingenuo forse nel non rinviare subito il pallone, il che ha costretto l’arbitro ad intervenire con molto fiscalismo. Incolpevole sul tiro di Brehme.
  • Bergomi 6,5 – Ha giocato su Voeller con molta dedizione e molta grinta, in pratica non gli ha fatto toccare mai un pallone utile. Una prestazione di tutta sicurezza e neppure troppo difficile vista la forma scadente del diretto avversario.
  • Maldini 7 – Ha iniziato malissimo, vittima evidente di un’emozione più grande di lui. Il vecchio Littbarski lo ha messo, in un paio di occasioni, in seria difficoltà col suo palleggio veloce. Ma poi, pian piano, il milanista si è ripreso, ed è uscito alla grande alla distanza annullando l’avversario e dominando la fascia. Un vero peccato aver fallito nella ripresa un gol.
  • Baresi 6 – Non è stato il solito sontuoso libero che ha accompagnato tutte le ultime uscite della nazionale. Nel primo tempo falliva spesso il tempo nelle entrate di testa, nella ripresa ha giocato con un po' più di attenzione ma non ha dato sostanza alla costruzione del gioco. Un Baresi stranamente indeciso e in ombra.
  • Ferri 6,5 – Ha dovuto subito fare la voce grossa contro un Klinsmann molto vispo e parecchio nerboruto. Ma alla fine ha avuto ancora una volta ragione lui: l’avversario, tranne un colpo di testa, non ha avuto mai palloni giocabili.
  • Ancelotti 6 – Forte nei contrasti, duro nelle entrate contro avversari altrettanto duri. Sicuramente è servita la sua potenza davanti alla nostra area di rigore, però in fase di avvio di azione è stato molto impreciso e spesso ha pasticciato troppo con Giannini con il quale non trova ancora un’intesa naturale.
  • Donadoni 7,5 – Straordinaria prova della nostra ala. Nel primo tempo quando la squadra soffriva un po' in difesa è stato utilissimo nel chiudere varchi a Brehme che scendeva giù e si rendeva pericoloso o anche ad altri tedeschi che si allargavano sulla sinistra. E poi quando poteva era l’azzurro che più di tutti riusciva a dare manforte a Vialli e Mancini. Nella ripresa è stato straripante con diverse azioni in dribbling vincenti e secche e ha portato scompiglio sulla fascia sinistra della nazionale tedesca fino a creare dal nulla l’azione che ci ha portato in vantaggio.
  • De Napoli 7 – Se la doveva vedere in marcatura contro un avversario difficilissimo come Tohn che lo fece penare molto a Colonia mesi fa. Ieri invece, anche grazie alla imperfetta forma del tedesco, ha subito spento gli ardori della piccola mezz’ala e anzi ha preoccupato spesso la difesa della Germania con incursioni poderose anche se a volte non precisissimo.
  • De Agostini S.V. – È entrato a quattro minuti dalla fine quando De Napoli è dovuto uscire per una contusione alla caviglia destra.
  • Vialli 6 – Ha avuto subito nei piedi un’occasione ottima che poteva portare l’Italia in vantaggio dopo appena 6 minuti e invece non è riuscito a superare chi gli si era parato davanti. Per il resto ha giocato con discreto impegno correndo su tutto il fronte dell’attacco avanti e indietro ma con poco costrutto. Una partita di poca qualità. Strano per uno come lui.
  • Altobelli S.V. – È entrato all’ultimo minuto al posto di Vialli: ingiudicabile.
  • Giannini 6 – Ha cominciato molto vivacemente, era su ogni pallone aveva iniziative che stordivano anche Matthaeus messo al suo controllo. Poi man mano che son passati i minuti la fatica forse lo ha riportato nell’ombra. È l’azzurro che più di tutti sta cercando la condizione migliore e anche ieri sera lo si è notato.
  • Mancini 6,5 – Finalmente ha risolto la sua questione personale con il gol, ci voleva proprio e il suo gol poteva anche decidere a nostro vantaggio sia la partita sia la qualificazione alle semifinali. Una gara controversa, nel primo tempo era apparso ancora un po' indeciso però l’azzurro ha corso e ha combattuto su tutti palloni senza fermarsi mai.