La Gazzetta dello Sport

Il racconto della gara da La Gazzetta dello Sport del 18 giugno 2008 attraverso l’editoriale di Franco Arturi e le pagelle di Fabio Licari

L’Editoriale di Franco Arturi

In piedi, per favore

In piedi, per favore. E un applauso. Passano questi uomini: Stekelenburg; Boulahrouz, Heitinga, Bouma, De Cler; De Zeeuw, Engelaar; Afellay, Van Persie, Robben; Huntelaar. E mettiamo sul tricolore un fiocco arancione. È una notte da sogno: noi in paradiso, grazie ai tocchi divini di Pirlo, loro, gli olandesi, a sventolare la bandiera della sportività. Noi a spaccare in due la Francia, loro a dominare, senza un apparente perché, dal primo all’ultimo minuto la Romania che giocava il suo match ball. I biscotti li mangeremo con il the, alla salute di tanti sapientoni che conoscono la vita e il calcio e davano per scontata la qualificazione di Mutu e dei suoi compagni.

Ci ricorderemo a lungo di queste due partite, che abbiamo vissuto con lo strabismo del cuore. Ricorderemo la pazzesca prima mezz’ora di Pirlo, il genio totale: regolare come un metronomo, un assist ogni 5 minuti. La Francia era ancora in 11, ma noi l’avevamo in pugno e Toni avrebbe potuto sbriciolarla se la sua mira fosse stata quella mostrata per un anno intero nelle file del Bayern. Ricorderemo naturalmente l’impeccabile decisione dell’arbitro quando Abidal ha dovuto abbattere il nostro centravanti solo davanti al portiere: rigore ed espulsione. Che segnasse Pirlo era un atto dovuto di fronte alle divinità del calcio.

Da quel momento in poi non è stata una partita, ma un distillato di sofferenza che cadeva goccia dopo goccia, una speranza che in tutte le case d’Italia cresceva di minuto in minuto mentre a Bucarest a dintorni si affievoliva progressivamente perché le straordinarie riserve olandesi impartivano una lezione di calcio. È difficile, forse inutile, fare analisi tecniche accurate, una volta chiarito che in 11 contro 11 siamo stati meglio della Francia per gioco, aggressività, occasioni gol. In campo, ad un certo punto, si combatteva una battaglia di pura tensione nervosa: i nostri cercavano soltanto di scacciare alla meglio il terrore che una beffa gigantesca si materializzasse all’improvviso. Sarebbe stato atroce e ingiusto. Tutto ciò ha impedito che si giocasse davvero a calcio contro una Francia in 10, sospinta solo dall’orgoglio. Forse era troppo pretendere.

Caro Domenech, ti sta bene: per tutte le assurdità che snoccioli da anni sull’Italia e sul suo calcio; hai molto da imparare e se avrai un pizzico d’umiltà lo metterai a frutto sulla prossima panchina che qualcuno, forse, ti darà. Caro Donadoni, ti sta bene: la sconfitta d’esordio e il pareggio deludente contro la Romania ti appartenevano in pieno, ma è completamente tua anche questa vittoria. L’Italia aveva la determinazione e la formazione giuste: ispirazione e scelte del tecnico.

Alla Spagna, da affrontare senza Pirlo, il re del centrocampo e il signore degli assist, penseremo da domani. Da ieri notte si brinda e si canta. I campioni del Mondo siamo ancora noi, cari, vecchi, amabili francesi.

Le pagelle 

di Fabio Licari

  • BUFFON 7 – Paratissima al volo su Benzema che chiude definitivamente la partita. Per il resto è una serata tranquilla: ne aveva bisogno. Guida la difesa per 90’ con urla e indicazioni.
  • ZAMBROTTA 7 – Dimenticato il retro-assist a Mutu. Affonda quando vuole, anche perché i suoi avversari scompaiono: Ribery out, Nasri sostituito. Ha spazi, ne approfitta, non è precisissimo da lontano. 
  • PANUCCI 7 – Henry e Benzema si tengono ben lontani. Colpisce di testa in area, da centravanti: Makelele respinge sulla linea. È cresciuto fisicamente, manco avesse 20 anni.
  • CHIELLINI 6,5 – Soffre quando Henry decide di cambiare ritmo. La prima volta è fuori posizione, la seconda entra duro: giallo. Recupera e non lo superano più, con un agonismo irrinunciabile.
  • GROSSO 6,5 – In Germania quella punizione sarebbe entrata, qui si stampa sul palo. Potrebbe schiantare Clerc, ma è meno prepotente del solito: lascia a Zambrotta la fase offensiva.
  • GATTUSO 7 – È tornato. Perde palla e recupera. Manda «affa...» tutti. Sradica palloni in area e va in appoggio di Cassano. Raggiunge Rivera a 60 presenze, ma salta la Spagna.
  • DE ROSSI 8 – Stopper aggiunto, regista inarrestabile, cuce le azioni. Suo il 2-0 con solita botta da lontano. Che intesa con Pirlo. Se ci fosse stato contro Van der Vart e Sneijder...
  • PIRLO 8 – E pensare che l'avevano eletto man of the match con la Romania. Ma è questo il Pirlo da Mondiale. Tutto «di prima», lanci al millimetro (quello da 50 metri per Toni procura il rigore). E grinta da mediano. Troppa, accidenti: perderà la Spagna, brutta notizia.
  • PERROTTA 6,5 – Si sacrifica con un agonismo ritrovato da mezzapunta esterna quando invece è abituato ad affondare al centro con Totti davanti. Utilissimo nelle cerniere tra difesa e Toni.
  • TONI 6,5 – Si procura il rigore, lotta davvero come un dannato, è sfortunato sul tacco che sfiora il palo. Ha sulla coscienza 2 errori clamorosi, è un po’ stanco. Ma da solo tiene impegnata una difesa.
  • CASSANO 7 – Disciplinato tatticamente, prende a schiaffi Clerc ed Evra, delizioso negli appoggi e in due lanci a occhi chiusi. Sembra lì lì per decollare, se solo tentasse il dribbling: con la Spagna?
  • AMBROSINI (DAL 10’st) 6,5 – Sostituisce Pirlo: meno genialità, ma chiude su Toulalan (e non solo) con un agonismo e un ordine tattico che sarà utile contro la Spagna. Senza Pirlo e Gattuso, toccherà a lui.
  • CAMORANESI (DAL 19’st) 6,5 – Dentro al posto di Perrotta e subito «dentro» la partita, un po’ a destra, un po’ al centro, più fresco e dunque difficile da controllare per i demoralizzati francesi.
  • AQUILANI (DAL 37’st) sv
  • DONADONI CT 7 – Legge bene la partita, con Perrotta e Cassano «trequartisti» per stanare Evra e Clerc lasciando Abidal in balìa di Toni. Per una volta la sorte gli dà una mano. Forse poteva tenere Pirlo e Gattuso squalificati con la Spagna. Dovrà inventarsi qualcos’altro di nuovo.